Attualità     Politica     Cultura    Reportage     Opinioni    Chi siamo    Contatti    Credits     

Direttore Antonio Esposito

Come cambia pelle la criminalità organizzata nel Sannio - Il procuratore Policastro: "A Napoli si spara, qui s'incendia"
 

mar 12-12-2023 23:25 n.393, a.e.

Come cambia pelle la criminalità organizzata nel Sannio

Il procuratore Policastro: "A Napoli si spara, qui s'incendia"


“Qui c’è una camorra silente, che non spara, ma che condiziona lo sviluppo civile, sociale ed economico. La presenza criminale a Benevento è in crescita soprattutto nel commercio degli stupefacenti. Ha cambiato pelle, affinando la sua capacità organizzativa. La città si mostra indifferente, perché vuole cullarsi nel mito della tranquillità. Grande attenzione richiede anche la Valle Caudina, crocevia tra Benevento, Caserta e Napoli, un territorio molto vivace sul piano economico, destinatario di molti investimenti”.

Questo il cuore della riflessione di Aldo Policastro, procuratore della Repubblica, che ha caratterizzato la giornata dedicata al “Pacco alla Camorra”, organizzata da Libera, nel salone parrocchiale dell’Addolorata al Rione Libertà. Ci sono tanti segnali da non enfatizzare, ma neanche da sottovalutare. “La scelta di questo luogo  -ha sottolineato Michele Martino, referente dell’associazione di don Ciotti- non è casuale. Crediamo che su questo rione vadano accesi i riflettori non solo per i fatti di cronaca, ma per motivi sociali”.

Il procuratore ha affondato il bisturi con un ragionamento dettagliato e serrato, partendo da due episodi molto gravi, che avrebbero meritato analisi e reazioni appropriate. “Qualche anno fa -ha raccontato Policastro- hanno incendiato l’autovettura del parroco di Montesarchio, in piazza, davanti alla parrocchia. Mi aspettavo una sollevazione popolare, della cultura o dei cattolici, che non c’è stata. Qualche mese fa a Benevento una donna è stata sparata in testa sull’uscio di casa. Il giorno dopo tutto è stato rimosso”.

Nella mappa criminale balza agli occhi il fenomeno degli incendi quasi quotidiani che si verificano in città e in provincia. “A Napoli si spara, a Benevento s’incendia -ha sintetizzato il procuratore- basta scorrere le cronache recenti. Si appiccano fiamme alle abitazioni, alle porte di casa, ai bar, ai cantieri. Sono eventi ripetuti, non episodici. Non c’è consapevolezza. Non sono cose di poco conto. I giornali dovrebbero approcciarsi a questi fatti con una lettura più ragionata di quello che accade”.

Il senso del “Pacco alla Camorra” ha trovato concretezza nella testimonianza di Alessandro Buffardi, presidente della Cooperativa Esperanto, protagonista nel campo dell’agricoltura sociale con i prodotti delle “Terre di don Peppe Diana”, una scommessa vinta, un’opportunità di riscatto per tanti giovani. Un’esperienza formativa, conosciuta da vicino e raccontata da Stefano Orlacchio dell’Università del Sannio, che con altri studenti è stato per tre giorni a Casal di Principe.

Il dibattito è stato arricchito dal parroco don Gaetano, da Vincenzo Mastronardi dell’Azione Cattolica, da Gabriele Corona di Altrabenevento e dal prefetto Carlo Torlontano, che ha elogiato l’importanza della presa di coscienza del problema.  “Non esiste un territorio -ha evidenziato- potenzialmente più problematico di un altro. Come per il giardino, ogni realtà va coltivata e curata nel modo giusto”. Presenti, tra gli altri, il questore Giovanni Trabunella e il comandante dei carabinieri, Enrico Calandro.

Come stano le cose sull’utilizzo dei beni confiscati? “Abbiamo solo una realtà virtuosa -ha denunciato Martino- quella di Melizzano. C’è poco entusiasmo politico sulla questione. Da anni parliamo della palazzina dell’ex cementificio Ciotta di Contrada Olivola, che oggi è ancora inutilizzata. Erano stati stanziati due milioni e mezzo di euro, ma con le modifiche al Pnrr, apportate dal ministro Fitto, sono stati tolti i 300 milioni destinati ai beni confiscati. Per sbloccare la situazione servirebbe uno scatto della politica”.

La necessità di leggere meglio il territorio in tutte le sue ramificazioni corruttive nasce anche dalle inchieste che hanno portato all’arresto di alcuni amministratori. “Qui - ha concluso Policastro- c’è una concezione proprietaria dell’istituzione pubblica, vige un sistema di feudi e sudditi. Permane una certa cristallizzazione, per cui tutto è determinato, le attività pubbliche sono prevedibili. Il dibattito è asfittico, spesso intriso di personalismi, si concentra su aspetti marginali. Non vedo un approfondimento sulla Diga di Campolattaro, dove sono in ballo 800 milioni di euro, il più grande investimento del sud”.



Categ politica, letto 901 volte
 

 
  Apri WhatsApp   Apri Tweeter