Il Piano Periferie ha un nome pomposo. Si chiama “La città di tutti, la città per tutti”. Ma molti tasselli di questo magnifico programma, approntato dall’amministrazione guidata dal sindaco Clemente Mastella, pochi mesi dopo il suo insediamento, non sembrano rientrare negli obiettivi dell’intervento, nato e finanziato nell’ambito di una proposta nazionale tesa a recuperare le periferie degradate. Il cuore di questa “riqualificazione urbana” è il progetto presentato dalla società casertana “Lumode”, che mira a costruire un palazzo nell’area del Terminal Bus, parcheggi e porticati in Piazza Risorgimento ed anche una scuola.
Il costo complessivo ammonta a 26 milioni e mezzo di euro, di cui 18 milioni a carico del ministero ed il resto impegnati da privati. L’operazione prevede 17 interventi, ma quello che ricade nel centro della città è sicuramente quello di maggiore impatto. Per questo ha suscitato tante proteste e perplessità. Per fare luce su tutti gli aspetti, l’associazione “Altrabenevento” ha prima dato vita al Comitato “Giù le mani dal terminal”, poi ha denunciato tutto all’Autorità Nazionale Anticorruzione, che, nei giorni scorsi, pur avendo archiviato il suo esposto, perché l’affidamento è sospeso e il progetto è stato rimodulato, ha raccomandato al comune di verificare tutti i passaggi e di attenersi in pratica alle norme del Codice degli Appalti.
L’Anac, infatti, nella nota mandata a Palazzo Mosti, precisa ed “invita la stazione appaltante ad adottare gli opportuni atti di autotutela relativamente al procedimento di gara, perché “la ricostruzione fatta dal comune sul rapporto tra finanziamento pubblico privato non può essere condivisa, in quanto i calcoli si fondano su un piano economico-finanziario non più attuale”. Pertanto, continua l’Anac ,“la proposta di project financing, sollecitata dall’ente locale al promotore nel febbraio 2021,dovrà essere sottoposta a valutazione di pubblico interesse e, in caso positivo, dovrà essere avviata una nuova procedura di gara”.
Dopo le denunce qualcosa si è mosso. Il palazzo da cinque piani è sceso a tre. Ma desta un forte dubbio la sproporzione tra l’impegno privato del 25 per cento, contro quello pubblico che arriva al 75 per cento. Una differenza incomprensibile dal momento che il project financing prevede che il pubblico non può superare il 49 per cento ed il privato deve essere almeno il 51 per cento. “Siamo di fronte ad un grande bluff -osserva Gabriele Corona di Altrabenevento- perché anche il progetto rimodulato non rispetta le giuste proporzioni. L’assessore ai lavori pubblici, Mario Pasquariello ha dichiarato addirittura che la Presidenza del Consiglio del Ministri ha derogato dal codice degli appalti, come se per Benevento fosse stata fatta una lex specialis”.
Come se il rispetto delle regole qui non contasse. Il tema dirompente è stato sollevato dall’ex sindaco Fausto Pepe. “Questo progetto -ha stigmatizzato l’ex primo cittadino- è quello più importante dell’era Mastella, incide sull’area strategica più visibile della città. Questa questione è assente dal consiglio comunale. Siamo alla sciatteria degli atti ammnistrativi. Rischia di cadere tutto l’impalcato. Perché tutto sembra basato sul gioco delle tre carte. Il promotore doveva essere scelto dal consiglio comunale. Non si è mai visto. Siamo all’Apocalisse. Non so se si tratti di distrazione o di ignoranza. La presenza dei privati ci ha consentito il finanziamento. Se cade ciò si blocca tutto, vuol dire che il comune ha prodotto debiti, avendo fatto le gare d’appalto. La manifestazione d’interesse con cui si è scelto il privato non è impegnativa”.
Il punto sul “Progetto Periferie” è stato fatto nella conferenza promossa da Altrabenevento, nella quale oltre a Corona e Pepe, sono intervenuti Sandra Sandrucci e Salvatore Zotti. Attenti ascoltatori, tra gli altri, i candidati sindaci Luigi Diego Perifano e Angelo Moretti ed alcuni consiglieri comunali. Molti dubbi spuntano anche sui progetti della Geses. “Si tratta di una società - rileva Corona- con un capitale sociale di 40 mila euro, che doveva realizzare una piscina coperta ed un ostello della gioventù nel palazzo delle ex Orsoline, che ora appartiene all’Università. Questo è un altro bluff. Da Altrabenevento partirà un nuovo esposto”. “Su questo argomento -conclude Pepe- chiesi un consiglio comunale nel 2016. Se sono saltati i sistemi di controlli, il sindaco deve farsene carico. Non può difendere atti sbagliati”.
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