Il violinista Salvatore Accardo comincia con Mozart, eseguendo la Sonata per violino e pianoforte in Sol maggiore KV 301. Dalle mani del famoso musicista sembrano cadere gocce di rugiada e di miele. Il ritmo è prima lento, poi si scioglie come un passo di danza, infine si fa dolce e quasi sussurrato. Il concerto nell’Auditorium di Sant’Agostino stracolmo di gente prende subito il volo, impreziosendo la rassegna promossa dall’Accademia di Santa Sofia, in collaborazione con l’Università del Sannio e il Conservatorio”.
Il maestro, nato a Torino da una famiglia di Torre del Greco, è accompagnato al pianoforte da Laura Manzini, diplomata presso l’Accademia di Santa Cecilia, considerata una delle eccellenze nella musica da camera. La lunga carriera di Accardo è cominciata già quando aveva 13 anni e si esibì per la prima volta in pubblico. Ha diretto tante orchestre e ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo, da Monaco a Pechino. Suona il violino Guarneri del Gesù Reale del 1734.
La musica scelta si abbina armonicamente col tema introduttivo, relativo alla sostenibilità ambientale, trattato da Caterina Meglio, presidente del Conservatorio. “Siamo chiamati tutti -sottolinea- a questa grande sfida, istituzioni e imprese. La cultura e la ricerca devono camminare insieme, senza mai perdere identità ed etica”. La bellezza del messaggio si riflette nel secondo brano. Si tratta della Sonata per violino e pianoforte in la maggiore op.30 n.1 di Ludwig Van Beethoven.
Il concerto veleggia tra l’allegro, l’adagio molto espressivo e l’allegretto con variazioni, deliziando il pubblico quasi assorto, seduto sui sedili rossi dell’auditorium appena rinnovato. Il violinista dipana le sue note, a volte come una serenata, a volte come piccole scintille. Per l’ultimo brano c’è un trio. Sul palco sale il contrabbassista Ermanno Calzolari, che, oltre ad aver suonato in tanti importanti orchestre, da Bari a Napoli, da Catania alla Toscana, è anche docente al Conservatorio di San Pietro a Maiella.
Si chiude con il Gran Duo Concertante in la minore per violino, pianoforte e contrabbasso, BOT 111, di Giovanni Bottesini. La melodia somiglia a un pianto, poi ad un grido e un canto, si fa più veloce e incalzante come una marcetta e infine confluisce in mille trilli gioiosi. Questo sarà anche il bis che il maestro regalerà a grande richiesta. Una ragazza del conservatorio prende il microfono per ringraziarlo. “La lezione che ci ha dedicato -osserva- ci spinge a continuare a studiare. Porteremo sempre nel cuore l’incontro col maestro. Rivolgiamo un pensiero alla ricorrenza del Giorno della Memoria”.
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