“Dacci la chiesa del Terzo Millennio, dacci una chiesa da amare. Qui ci vuole uno come te”. Con questo auspicio quasi profetico, Joseph Ratzinger si rivolge a Jeorge Bergoglio, nel confronto immaginario, che avviene nella Cappella Sistina davanti al Giudizio Universale, il grande di affresco di Michelangelo. Questa è forse la scena più emblematica dello spettacolo “I Due Papi”, portato in scena da Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo al Teatro Comunale di Benevento, con la regia di Giancarlo Nicoletti.
Un giorno, il "freddo" Ratzinger confida a suor Brigitta che si sente inadeguato ad affrontare i problemi scottanti venuti a galla nella chiesa. Vorrebbe dare le dimissioni e per questo convoca a Roma Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, che, dal canto suo, aspetta da tempo di essere autorizzato a lasciare l’alto incarico, per tornare a lavorare nei quartieri poveri, nei cosiddetti barrios, accanto agli ultimi della terra, come faceva da semplice sacerdote. L’incontro si svolge nei Giardini Vaticani.
La chiamata di Bergoglio a Roma diventa per entrambi l’occasione per una confessione intimistica e sincera. I due papi espongono le diverse visioni del ruolo della chiesa, parlano delle esperienze vissute, di fidanzate e di musica, delle nazionali di calcio, si sentono umani e peccatori. “Il sacerdote è come un’antenna -dice Bergoglio- e questa qualche volta è difettosa. Come è capitato a me con la dittatura di Videla e con la tragedia dei Desaparacidos, quando ho pensato solo a salvare la comunità dei Gesuiti”.
Le cose da cambiare nella chiesa sono tante. Bisognava aprire gli occhi, ad esempio, sulla lobby gay e sui preti pedofili. La riflessione di Papa Benedetto XVI è pacata. L’attore Giorgio Colangeli interpreta con maestria ed ironia le sue angosce. Il dialogo si fa sempre più avvincente. Nei panni di Bergoglio c’è Mariano Rigillo, che riesce a dare dolcezza e durezza alla sua figura. “Non mi riconosco più in questa chiesa narcisista -osserva il futuro Papa Francesco- fino al IV Secolo non si parlava di angeli, poi sono spuntati dovunque come piccioni. Dov’era Cristo nei giorni della dittatura in Argentina?”.
Lo scontro è come una “resurrezione”, la successione tra i due è quasi naturale, perché hanno aperto i loro cuori al futuro. Le due suore, interpretate con garbo e scioltezza da Anna Teresa Rossini e Ira Fronten, rappresentano il popolo. Il testo è di Anthony McCarten, che ne ha fatto anche un film. Nell’armonia ritrovata, Bergoglio invita Ratzinger a ballare il tango, ricordandogli che “il peccato non è una macchia, ma una ferita”. Quell'uomo, “venuto dalla fine del mondo”, sale sul trono di Pietro, concludendo tra gli applausi una delle commedie più interessanti della rassegna teatrale beneventana.
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