Lo stupore della sinistra di fronte alle sconfitte, la visione “profetica” di Enrico Berlinguer, il bisogno di ascoltare chi non la pensa come noi, la sua vita “impura” con Berlusconi ieri e Meloni oggi, lo sguardo della provincia sul mondo, Flaiano, Fellini, “Il Gattopardo”, per lui decisivo. Lo scrittore Francesco Piccolo si racconta a tutto campo a Benevento per la rassegna “Stregonerie”, percorrendo questi sentieri, partendo dal suo romanzo politico “Il desiderio di essere come tutti”, col quale vinse il Premio Strega nel 2014.
“Una domanda -osserva Piccolo- si aggira nella sinistra: “Com’è possibile che la gente pensa diversamente da me che dico cose giuste? Il mondo cambia molto, la sinistra cambia poco, ma conserva la sua vocazione a perdere. Quella lanciata da Berlinguer col “compromesso storico” è stata l’ultima grande idea politica italiana, perché auspicava che i due principali partiti, la Dc e il Pci, collaborassero per migliorare il paese. Oggi invece la parola compromesso ha un sapore totalmente negativo”.
Ad ascoltare lo scrittore presso “Alberti” c’è una platea folta e attenta. La riflessione sulla politica è inevitabile. Il titolo del suo libro, con quel “Tutti” scritto a caratteri cubitali, richiama volutamente quello de l’Unità, dedicato al giorno dei funerali di Berlinguer nel 1984. “Ho intrecciato -spiega- il mio cammino con quello di una comunità. Quando comunicai a mia moglie che volevo scrivere un romanzo politico, osservò: “Che cazzo fai?”. Il desiderio di essere come tutti rimane. Come la necessità di unirsi per il progresso”.
Le organizzatrici di “Stregonerie”, Isabella Pedicini e Melania Petriello, ricordano che da tempo corteggiavano lo scrittore per questo evento culturale, vivacizzato dalle domande incalzanti di Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci. Cosa è rimasto di quella stagione politica che vide protagonisti Moro e Berlinguer? I loro eredi hanno dato vita ad un nuovo progetto politico nel solco di quella idea. Quali risultati sono stati raggiunti? Quali errori si continuano a fare?
“Bisogna aprirsi -fa notare Piccolo- a quelli che non ti somigliano. Siamo andati avanti pensando di essere diversi e intelligenti e considerando tutti gli altri cretini. Siamo rimasti beati nel nostro mondo di somiglianti. Questo non va bene. Il Partito Democratico, che doveva unire le diversità per cambiare la società, è diventato teatro di una rissa continua. Al posto dell’unione c’è il combattimento in casa. Per questo ci sono stati allontanamenti e divisioni. Ma credo che Elly Schlein sappia cosa deve fare”.
Lo scrittore parla della sua formazione, delle sue origini casertane, dell’importanza della provincia nella letteratura e nel cinema. “Il contributo dei provinciali -conclude- è stato rilevantissimo. Basti pensare a Flaiano, Fellini, Parise, Calvino. Dalla provincia si guarda il mondo con quella epicità sognante necessaria all’arte. Se nasci nel quartiere Prati a Roma, credi di essere la persona migliore al mondo, ma se vieni dalla provincia conservi sempre quell’animo stupito, come me quando giro sul motorino per la capitale”.
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