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Il monito di Galimberti: Salviamo la Terra o ci estinguiamo - Il filosofo lancia l'Etica del Viandante al Festival del Sannio
 

mar 05-03-2024 18:31 n.428, a.e.

Il monito di Galimberti: Salviamo la Terra o ci estinguiamo

Il filosofo lancia l'Etica del Viandante al Festival del Sannio


“O salviamo la terra, o ci estinguiamo”. Questo il messaggio finale del lungo e serrato ragionamento di Umberto Galimberti, tenuto nell’ambito del “Festival Filosofico del Sannio”, organizzato per il decimo anno dall’associazione culturale “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D’Aronzo. La tematica affrontata dall’illustre professore è tratta dal suo ultimo libro, intitolato “L’etica del Viandante”. La sua “lectio magistralis” si è svolta nel “Cinema Teatro San Marco” di Benevento davanti a ottocento studenti.

La riflessione di Galimberti ha preso di mira il dominio della tecnica, l’ignoranza “tremenda e bestiale”, il rapporto sempre più distorto tra l’uomo e la natura, l’arretratezza della scuola, la politica che non decide. “Ci hanno abituato a pensare -ha detto il filosofo- che l’uomo è signore e padrone del mondo, ma è finito schiacciato dalla tecnologia, da calcoli mercantili. La politica dipende dall’economia. Manca un pensiero alternativo. C’è bisogno di una rivoluzione radicale di tipo culturale”.

Dalla sua analisi è emerso un quadro a tinte fosche. Se non si inverte la rotta che stiamo inseguendo, il disastro è dietro l’angolo. “Se sfondiamo la biosfera- ha precisato Galimberti- quella pellicola sottile che protegge la vita sulla terra, l’umanità sparisce in 24 ore. Non possiamo vivere sganciati dalle piante, dagli animali, dall’aria. La specie umana è quella più distruttiva. Basti pensare ai cambiamenti climatici. Ogni giorno si estinguono 100 specie tra flora e fauna. Io non vedrò la fine del mondo, ma voi forse sì”.

L’uomo non può fare della natura quello che vuole, non è al “vertice del creato”, come ci ha fatto credere il cristianesimo. Lo scenario dello sviluppo infinito è stato venduto come progresso. “Non basta chiedere alla tecnica di contenersi- ha rilevato il professore- dobbiamo cambiare paradigma, passando dall’antropocentrismo (uomo al centro) al biocentrismo (vita al centro), perché è la prima volta nella storia che l’uomo non deve difendersi da un nemico al suo confine, ma deve difendersi da se stesso”.

Lo scoramento per il futuro scaturisce anche dalle condizioni in cui versa la scuola. Dai dati Ocse si evince che il 70 per cento degli italiani sa leggere, ma non capisce. La stessa preoccupante situazione viene fuori dalle prove Invalsi sui ragazzi di scuola media. “A furia di non studiare più -osserva Galimberti- filosofia, latino, greco, stiamo diventando più ignoranti. Non sappiamo più cos’è il buono, il bello, il giusto. I risultati della ricerca sono spesso il frutto di procedure fortunate. Chi lo dice questo agli studenti?".

Per il filosofo servono visione e comportamenti nuovi. Ci cuole l’etica del viandante, che non è un viaggiatore con una meta prefissata, ma un cosmopolita, che nelle differenze vede una ricchezza. “La mia proposta  -conclude- è planetaria. Siamo membri dell’umanità, non di uno stato. Riscopriamo la fratellanza. Fin dalle scuole elementari insegniamo che la nostra patria è la terra, non l’Italia. Seguiamo il modello di San Francesco, che chiamava fratelli il sole e il vento, e sorelle l’acqua e la luna. O facciamo questo o ci salutiamo. I confini si sono attorcigliati come rami secchi su un albero inaridito”.



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