Ripercorrere la storia per guardare avanti. Con questa bussola la Cgil di Benevento intende celebrare i suoi 80 anni, continuando a tessere il filo tra radici e futuro. Senza nostalgia e romantiche rimembranze. “Veniamo dalle lotte operaie e contadine -ha spiegato Luciano Valle, segretario provinciale -dalla marcia della fame della gente del Fortore del 1957. C’era Pina Mansueto, che racconterà quell’esperienza. Viviamo un momento politico complicato. Dobbiamo combattere l’indifferenza e l’apatia” .
La Camera del Lavoro nacque il primo marzo del 1944, al numero 52 di Via Annunziata. Una piccola stanza per fare i primi passi, per organizzare un movimento, per alimentare una speranza, dopo il terribile anno dei bombardamenti, che provocarono più di duemila vittime. Per chiamare a raccolta le categorie più rappresentative, per uscire dall’isolamento di una provincia periferica come il Sannio. Per costruire un blocco sociale. Un lungo e faticoso cammino, scandito anche in una corposa mostra fotografica.
“Se siamo qui -ha rilevato Antonio Conte, ex parlamentare e “militante della sinistra”- abbiamo avuto dei “maestri”, come i braccianti di San Bartolomeo in Galdo, che non sapevano leggere e scrivere, ma erano dei veri propri “intellettuali organici”, che insegnavano a noi a “fare la pratica”. Ricordo Pasquale Giantomasi, Salvatore Colatruglio, Donato Pepe, Luigi Ianiro, Antonietta di San Marco dei Cavoti, che, di fronte ai questurini, gridava il suo essere donna e bracciante. Dal Fortore alla Valle Caudina al Tammaro fu forte la spinta unitaria. Da soli non si vince e la lotta paga. Vale anche per oggi”.
I fatti e i nomi sono tanti. Il racconto si dipanerà per tutto l’anno. Al convegno, tenutosi alla Rocca dei Rettori, sono intervenuti Nino Lombardi, presidente della provincia, Gerardo Canfora, rettore di Unisannio, i dirigenti della Cgil, Nicola Ricci e Luigi Giove. Una giornata di riflessione, ma anche di festa, iniziata con la “Tammmurriata dei lavoratori”, suonata da tre giovani, Eugenio, Giuseppe e Lorenzo, che cantano: “Siamo uomini, lavoratori, non attrezzi senza cuore e né cervello”. I lavori sono stati coordinati dal neosegretario Spi, Giuseppe Vassallo, e da Antonella Rubbo della segreteria provinciale.
Un giorno, Mario Parente, uno dei segretari della Cgil sannita, consegnò ad Amerigo Ciervo i registri dei verbali relativi agli anni che vanno dal 1944 al 1950. “Dobbiamo ricostruire una storia sociale collettiva -ha detto il presidente dell’Anpi- provai a farlo a scuola. Il primo congresso si tenne nel luglio del 1945.Già allora i fondatori avevano individuato i limiti dell’azione sindacale nella marginalità e nell’autoreferenzialità. Rileggere il passato è utile per capire il presente e proiettarci nel futuro”.
Nella fitta carrellata dei dirigenti sindacali sono rimbalzati i nomi di Peppe De Masi, Amleto Forgione, Mario Cirillo. “La Cgil ha sempre dialogato con i movimenti -ha evidenziato Conte- aprendosi a nuove energie. Scioperi importanti ci furono negli anni settanta. Ricordo le lotte per la falegnameria Russo, la Fapsa, la Metalplex, l’Alfa Cavi. Nel 1974 Michele Tretola, Mimmo Franzè, Titti Covino, entrano nella segreteria. Non ci sono vertenze che si chiudono. C’è una domanda di rappresentatività da raccogliere”.
Il sindacato ha di fronte nuove sfide. “Siamo in campo -ha affermato Ricci- contro l’Autonomia Differenziata, per la pace e la dignità del lavoro. C’è un clima repressivo. Questo governo non è maggioranza nel paese”. “La Cgil -ha concluso Giove- non c’è stata solo nel ventennio fascista. Siamo un pezzo importante della democrazia. Dobbiamo risvegliare la partecipazione. Difendiamo la Costituzione. Non ci convinceranno mai che gli interessi del lavoro siano coincidenti con quelli del capitale”.
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