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Il caporalato in Campania e nel Sannio dall'agricoltura all'edilizia - Martino: "Non dimentichiamo Esther e l'ex cementificio Ciotta"
 

gio 14-03-2024 18:27 n.433, a.e.

Il caporalato in Campania e nel Sannio dall'agricoltura all'edilizia

Martino: "Non dimentichiamo Esther e l'ex cementificio Ciotta"


Lo sfruttamento del lavoro ha mille facce. Una di questa è il caporalato, che non si annida solo in agricoltura. Per accendere i riflettori sul fenomeno ed individuare gli eventuali interventi per contrastarlo, la Cgil di Benevento, l’Unione degli Universitari e l’associazione “Libera” hanno promosso un incontro presso l’ateneo sannita. Come tappa verso il 21 marzo prossimo, giornata dedicata alla memoria delle vittime della mafia ed in particolare di don Peppe Diana, ucciso nel 1994 a Casal di Principe.

“Il caporalato è una piaga sociale -ha detto Igor Prata, segretario della Flai regionale- non solo al sud. Secondo l’Osservatorio “Placido Rizzotto” sul mondo agricolo, ci sono in Italia, almeno 230 mila lavoratori irregolari, di cui 55 mila donne, che sono le più sfruttate e meno pagate. Dalla mappatura realizzata dal nostro sindacato è emerso che in Campania il fenomeno è presente in almeno 160 luoghi, non solo nel napoletano, nel casertano, nella Piana del Sele, ma anche in decine di posti del Sannio e dell’Irpinia”.

Ci sono ancora tanti braccianti,  che si alzano alle cinque del mattino, lavorano anche 10 ore al giorno per l’intera settimana, per guadagnare solo 35 euro. Una studentessa universitaria ha raccontato la fatica del padre. “Sono figlia di un operaio  -ha spiegato- che lavora in una piccola impresa agricola di un paesino del Sannio. Ho potuto toccare con mano la dura realtà dello sfruttamento. Si lavora in piena estate, sotto un solo di 40 gradi. Sono condizioni massacranti. Nei giorni scorsi i trattori sono scesi in piazza per protestare contro l’Europa, ma nessuno parla di questo sfruttamento".

Dal dibattito è scaturita la necessità di denunciare e di fare ognuno la propria parte. “Il sindacato deve fare autocritica -ha rilevato Luciano Valle, segretario provinciale della Cgil- perché non sempre ha ascoltato i lavoratori della terra. Questo incontro con gli studenti è utile per riprendere un dialogo. La nostra sede è sempre aperta. La legge contro il caporalato del 2016 è nata anche sotto la spinta sindacale.  Lo sfruttamento si manifesta anche nell’edilizia, nei contratti a due mesi dei postini, nel portierato, pagato a meno di cinque euro all’ora. C’è bisogno di un’azione collettiva per cambiare le cose”.

La strada dell’illegalità incontra inevitabilmente quella della criminalità organizzata, che punta sugli immigrati per utilizzarli come manovalanza. Ma oggi guarda verso altri settori. “Le mafie vi stanno aspettando -ha detto Michele Martino, referente di Libera- perché hanno bisogno di professionisti per i loro affari. La memoria va collegata con l’impegno. Tra gli oltre mille nomi delle vittime, oltre a Placido Rizzotto e Jerry Masslo, c’è anche la nigeriana Esther Johnson, uccisa a Benevento con cinque colpi di pistola. Aveva  appena 36 anni. Riposa nel nostra cimitero. Siamo noi la sua famiglia. Portiamole un fiore”.

Il convegno, moderato da Vittoria Aiello del Cusas, è stato apprezzato dal rettore Gerardo Canfora. La riflessione degli studenti si è estesa al campo dei diritti. “Alla base della legalità -ha concluso Martino- c’è la giustizia sociale. C’è anche il caporalato in giacca e cravatta. In quanti studi professionali si viene pagati quattro soldi? Per non parlare delle scuole private e dei supermercati. Qui i politici mostrano molta timidezza sul riutilizzo dei beni confiscati. A Benevento si inaugura di tutto, ma non si riesce a tagliare il nastro all’ex cementificio Ciotta, simbolo della vittoria della società civile”.




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