Dalla favola alla ribellione contro lo guerra. Per scacciare gli incubi e approdare su dolci sentieri. Questo il filo del concerto chiamato “Desert Dreams”, quarto appuntamento della rassegna musicale organizzata dall’Orchestra Filarmonica di Benevento nel Teatro Comunale. Il percorso musicale, diviso in due tempi, ha avuto come protagonisti il percussionista Simone Rubino e il direttore Giuseppe Mengoli. La prima emozione scatta già nel vedere il palco allestito con la marimba, il vibrafono e tanti bonghi.
“Il brano che andremo ad eseguire -spiega Rubino- si chiama “Desert Dreams”, è stato scritto da Peter Wittrich, presente in sala. La storia prende ispirazione da “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint Exupery. Ci troviamo di fronte ad un fatto drammatico, con un pilota che, avendo problemi meccanici all’aereo che sta guidando, cerca un atterraggio di fortuna nel deserto. Qui appare un serpente che mangia un elefante. I vari strumenti scandiscono i momenti più angoscianti con ritmi e colori da thriller”.
L’inizio è davvero raccapricciante, contrassegnato da colpi frenetici sulla marimba e il vibrafono, il percussionista corre da uno strumento all’altro, utilizzando anche quattro bacchette. L’atmosfera si riempie di brividi, che lasciano immaginare i tormenti del pilota. Il ritmo si fa sempre più incalzante, si rasserena, riprende fragore, si allenta e crea tensione, quando le scelte da fare sono più difficili. Il direttore Giuseppe Mengoli vibra e ondeggia, indirizzando le percussioni con gesti decisi.
L’esecuzione di “Desert Dreams” a Benevento è la prima in Italia. Per ringraziare il pubblico dell’accoglienza ricevuta, Rubino suona come bis la terza suite per violoncello di Sebastian Bach, detta Sarabanda. Cambia lo scenario con “La boutique fantasque” di Ottorino Respighi, su musiche di Gioacchino Rossini. Sullo sfondo c'è una storia di marionette in un negozio francese, che, stanche della loro natura, cominciano a ballare, escono dalle scatole e non si fanno trovare quando vengono quelli che l’hanno richieste.
I cinquanta musicisti dell’Orchestra Filarmonica sfoggiano brillantezza e scioltezza, accompagnano alla perfezione i movimenti delle coppie italiane e russe, che si cimentano con la tarantella, il Can Can e la mazurca. Sembra di vedere sul palco i ballerini che volano. La danza finale è un’esplosione di gioia. Le povere marionette sono felici. “Con la loro ribellione -conclude Mengoli- vogliono dire al mondo che le armi e le macchine rendono gli uomini disumani. Un tema più attuale che mai”.
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