Un ritmo rock travolgente, l’ironia graffiante, un filo di malinconia. Con questi formidabili ingredienti Filippo Graziani ha dato vita ad un vero evento musicale, rivisitando le canzoni del padre Ivan Graziani, con grinta e raffinatezza. Il concerto, bello e corposo, si è tenuto al Cinema Teatro “San Marco” di Benevento per iniziativa di “Eskimo”, associazione molto attiva nel campo artistico e culturale. La tappa beneventana fa parte del tour per presentare il disco “Per gli amici”, uscito il 26 gennaio scorso.
La novità è rappresentata da otto brani inediti, trovati in una valigia, dopo la morte del cantautore abruzzese, avvenuta nel 1997, quando aveva appena 51 anni. “Mio padre li aveva registrati -spiega Filippo- erano già perfetti”. La scaletta alterna vecchie e nuove canzoni, con un ricamo delizioso di momenti ed epoche indimenticabili. Sul palcoscenico spicca la scritta luminosa “Ivan G”. Si comincia con “Fame” ed “Ehi, Padre Eterno”, dove si coglie lo sguardo di Ivan Graziani sul mondo degli emarginati. “Ehi, Padre Eterno, io non sono niente, un piccolo destino in mezzo a tanta gente”.
Il tema dell’amore disperato affiora in “Una donna”, uno delle più sentimentali canzoni ritrovate. Il cantautore cerca di consolare un amico che soffre. Quella donna, però, è “bella come il sole, con gli occhi grandi come il mare”. L’atmosfera si elettrizza con “Agnese dolce Agnese”, “color di cioccolata”, e “Modena Park”, dove “le ragazze hanno gli occhi verdi e le tue idee”. La dolcezza tocca le stelle con “Lugano addio”. Scorrono i primi versi, “le scarpe da tennis bianche e blu… Oh Marta io ti ricordo così, il tuo sorriso e i tuoi capelli fermi come il lago”, il pubblico accende le luci del telefonino.
E’ tempo di ballare. Filippo chiama tutti sotto il palco. Partono in rapida successione “Dottor Jekil e Mister Hyde”, “Io ti sorprenderò”, “Monna Lisa”, “Il chitarrista”, “Pigro”. Col cantante suonano in perfetta intesa, Tommy Graziani alla batteria, Massimo Marches alla chitarra, Francesco Cardelli al basso e Stefano Zambardino alle tastiere. Filippo dà tutto se stesso, barba e capelli lunghi al vento, si asciuga le mani bagnate. “E’ un po’ umidino qui -osserva- fate aprire ogni tanto le finestre”.
C’è “Maledette malelingue”, una sorta di serenata rock, dedicata a Federica, che “ha quindici anni, anche se una donna è”. Ci sono altri due inediti, “L’Italianina” e “La rabbia”, dove c’è Maria, che vive a Pescara e non si spiega “quella rabbia che ha dentro di sé”. “Questa sera -sottolinea Filippo- è una delle situazioni più belle del nostro tour, iniziato a marzo scorso. Stanno cercando di affossarci in tutti i modi, ma col cazzo ce la faranno”. Si chiude in un mare di emozioni, con “Fuoco in collina” e “Firenze (Canzone triste)”.
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