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Due Campanie, due risposte. Il Sannio e la risorsa paesaggio. - Carmine Nardone:"Qui un Polo dell'Idrogeno e un Polo delle Arti"
 

gio 01-07-2021 17:01 n.46, a.e.

Due Campanie, due risposte. Il Sannio e la risorsa paesaggio.

Carmine Nardone:"Qui un Polo dell'Idrogeno e un Polo delle Arti"


Sulla copertina un rudere di una masseria abbandonata in un paesaggio verde ed un fondo di colline. Per delineare un orizzonte diverso ed uno sviluppo sostenibile per le zone interne ed in particolare per il Sannio. Un’immagine emblematica dello spopolamento e della desertificazione che vanno sempre più caratterizzando tante aree rurali del Mezzogiorno. Il libro s’intitola “Il futuro “dell’osso” tra vecchi e nuovi dualismi”, per ripartire da una famosa definizione coniata dal meridionalista Manlio Rossi Doria.

Ad accendere i riflettori sulla nuova dimensione della questione meridionale è Carmine Nardone, ex deputato ed ex presidente della provincia di Benevento, che con questo saggio continua ad indagare le cause dell’arretratezza del sud e le strade dell’innovazione possibile e necessaria per una svolta concreta nell’uso delle risorse naturali e per scuotere le classi dirigenti da atavici piagnistei e rivendicazioni vittimistiche. “Qui -ha esordito Nardone- ogni idea innovativa è definita visionaria. Nel 2003 progettammo come “Futuridea” alcuni modelli di veicoli ad idrogeno. Quell’idea è stata adottata in  Francia, dove hanno  prodotto scooter di quel tipo. C’è bisogno di poli tecnologici. Il Polo dell’idrogeno deve nascere qui”.

La Campania presenta due facce: quella costiera in crescita demografica e quella interna, con le province di Avellino e Benevento, in forte calo di nascite e molti segni di spopolamento. Quindi le soluzioni non potranno essere univoche. C’è bisogno di risposte personalizzate. “I bandi regionali in agricoltura -aggiunge Nardone- dovrebbero tenere conto di questo dualismo. Un giovane di Baselice e Castelvetere Valfortore non può competere  con uno della Piana del Sele. Vanno studiati strumenti mirati e diversificati”.

Il cuore del libro sta nella nuova soggettività che deve assumere l’intero mezzogiorno. In questo nuovo protagonismo un ruolo importante spetta all’Università. “Perché -si è chiesto Antonio Gisondi nel corso della presentazione- dopo 70 anni ricorriamo ancora alla metafora di Rossi Doria ed alla visione antecedente dello stesso Antonio Genovesi? Col saggio di Nardone registriamo una svolta tacita, ma radicale, per la proposta innovativa”. Anche Nando Morra ha riscontrato nella tesi nardoniana un contributo nuovo al dibattito sul  futuro del sud. “Questo libro -ha sottolineato l’ex consigliere regionale- andrebbe studiato nelle università e nelle scuole, perché è ricco di proposte, parla di nuovo umanesimo e liquida il vecchio meridionalismo accattone”.

La presentazione, avvenuta nel Museo del Sannio, è stata coordinata da Roberto Costanzo, che con Nardone ha curato il volume. “Non chiamateci più area depressa -ha sottolineato l’ex europarlamentare- siamo solo un’area produttiva dimenticata e non valorizzata. Io e Nardone apparteniamo alla stessa famiglia: quella della Coldiretti. Il padre Fiorentino era un dirigente dell’associazione contadina. Stiamo attenti all’uso dell’acqua della Diga di Campolattaro. Dovrà servire prima al Sannio e all’irrigazione dei campi”. Anche il presidente della Provincia Antonio Di Maria ha salutato l’autore con riconoscenza ed apprezzamento. “Qui avete una bella gioventù -ha detto Francesco Saverio Coppola- due università. Avete grandi opportunità. E’ un delitto vedere andare via i giovani da queste terre. Curate meglio la comunicazione”.

“Quando ero presidente della provincia -ha concluso Nardone- avevamo pensato di trasformare l’ex Agenzia dei Tabacchi in un Polo delle Arti. Non si è fatto nulla e quella grande struttura è rimasta abbandonata. Avevamo realizzato un Sistema Satellitare apprezzato anche dalla Nasa. Ma sono prevalse altre cose. Cosa si fa per il dissesto idrogeologico? La nostra risorsa più importante è il paesaggio. Le case e le contrade rurali possono diventare mete turistiche. Viviamo in un tempo di beceri populismi. L’altro giorno al senato 195 senatori hanno assimilato l’agricoltura biodinamica a quella biologica. Una vera vergogna. Tutti i progetti futuri debbono essere improntati alla sostenibilità, alla bellezza e alla qualità”.



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