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Le canzoni di Mina in chiave jazz - Dalle mani di Danilo Rea, Moriconi e Golino un treno di note scintillanti
 

ven 02-07-2021 16:39 n.47, a.e.

Le canzoni di Mina in chiave jazz

Dalle mani di Danilo Rea, Moriconi e Golino un treno di note scintillanti


I musicisti erano solo tre. Ma dai loro strumenti si è sprigionata una fiumana di note scintillanti. Tanto vibrante ed avvolgente che sul palcoscenico del Teatro Romano è sembrata materializzarsi un’intera orchestra. Dalle mani di Danilo Rea al piano, Massimo Moriconi al contrabbasso e Alfredo Golino alla Batteria, è nato un concerto corposo e variopinto, dedicato alle canzoni più belle ed indimenticabili di Mina. Il progetto, che si chiama “Tre per Una” ed ha prodotto anche un disco, giunge in porto dopo 25 anni di collaborazione con la tigre di Cremona, in accordo con suo figlio Massimiliano Pani.

Poche parole di presentazione del pianista ed il viaggio inizia con “Grande, grande, grande”. L’interpretazione in chiave jazz si snoda sensuale e frizzante. Il pubblico accompagna battendo le mani sulle gambe e con un leggero dondolare. Dopo il riscaldamento ci si tuffa in tre brani caldi di Lucio Battisti, un trittico che consolidò il successo di Mina. Si tratta di “Io e te da soli”, “Amor mio”  e “Insieme”. Poi il concerto prende la strada degli anni sessanta, con celebri canzoni di Bruno Canfora, Giorgio Calabrese e Tony Renis. Con un tuffo nella musica brasiliana di Chico Barque e nel ritmo incalzante e brioso de “La banda”.

Il cammino si accende di emozioni giovanili e ricordi evocativi di un tempo passato. Diventa spumeggiante ed allegro con “Tintarella di luna” e “Le Mille Bolle blu”, quando  piano,contrabbasso e batteria disegnano nell’aria un irrefrenabile treno di suoni e di armonie. Dalle tonalità dolci a quelle più energetiche, da “Parole parole” a “Vorrei che fosse amore”, da “Ancora” a “Se stasera sono qui”, per concludere con un “La donna riccia”, per omaggiare Domenico Modugno. A volte i musicisti colorano il ritmo col ticchettio delle mani sul legno degli strumenti.

“Il brano “Le mille bolle blu” -ha detto Rea- è difficilissimo, perché ha mille sfumature”. “Quando mi sono trovato davanti Canfora -ha ricordato Moriconi- per me è stato un onore. A quei tempi si facevano le prove, si suonava insieme. Se penso ai giovani d’oggi, impegnati nella musica, la tecnologia mi rattrista”. Danilo Rea è romano e ha cominciato a suonare a sei anni. Poi si diplomò al Conservatorio di Santa Cecilia. Pianista di fiducia di Mina, ha collaborato con Baglioni, Celentano e Gino Paoli. Il bassista Moriconi è romano, mentre Golino è napoletano. Hanno più o meno la stessa età, poco più di sessant’anni  e rappresentano da tempo tre eccellenti stelle del jazz italiano e internazionale. Il concerto di Benevento è stato un’autentica chicca di “Sannio Music Fest”,organizzato dal Napoli Jazz Club.





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