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L'occhio del Bct sui giovani, le guerre e i muri nel mondo - Dalla riflessione di Amendola alla denuncia della Smutniak
 

dom 30-06-2024 17:40 n.477, a.e.

L'occhio del Bct sui giovani, le guerre e i muri nel mondo

Dalla riflessione di Amendola alla denuncia della Smutniak


“La nostra generazione è cresciuta in una bella Italia, frutto dei sacrifici di quelli che hanno fatto la guerra. Io ho la terza media, ho smesso di andare a scuola a 16 anni, ho cominciato subito a lavorare, facendo il commesso, il bagnino, l’aiuto montaggio, per un giorno anche il muratore,  poi sono scappato. Allora nessuno aveva paura del futuro, perché sapeva che un lavoro l’avrebbe trovato. Oggi vedo il terrore nei rapporti, un vuoto cosmico che accompagna le nuove generazioni”.

La riflessione di Claudio Amendola mette a confronto due fasi della nostra storia, per raccontare una carriera lunga 40 anni  tra cinema e tv. L’attore romano, intervistato da Alessio Viola per il Bct di Benevento, comincia con una stoccata sull’Italia, sconfitta dalla Svizzera negli Europei. “Il risultato della Nazionale- sottolinea subito- è lo specchio del calcio italiano. C’è poca attenzione per i vivai giovanili. Su tutto prevalgono le voglie milionarie dei procuratori che spingono a portare da noi giocatori stranieri”.

Il percorso cinematografico di Amendola è stato caratterizzato da film impegnati e da fiction  popolari. Ha prestato la sua faccia a tanti personaggi da “Mery per sempre” a “Ragazzi fuori” a “Suburra”. Ma la sua notorietà è legata a “Vacanze di Natale” e a “I Cesaroni”. “Mi sento più un artigiano che un artista -afferma- sono cresciuto nel mondo nel cinema, grazie alla mia famiglia. Ho avuto una fortuna sfacciata, ho fatto il coatto, pur non essendolo. Ho lavorato con grandi registi”.

Uno dei prossimi impegni sarà la lavorazione de “I Cesaroni”, che riprenderà a novembre. L’attore ha comunque fiducia nei giovani. “Vivono in un mondo che hanno trovato -fa notare- pagheranno dei prezzi, non per colpa loro. Non sopporto l’accusa di bamboccismo nei loro confronti. Il telefonino lo abbiamo imposto noi. Mi picco di non avere i social e di non aver mai fatto una partita alla play station. Con i miei figli preferisco un rapporto diretto e un dialogo sulle loro problematiche”.

Sulla stessa scia si è incamminato per un po’ anche Paolo Bonolis, prendendo spunto dal suo ultimo libro “Notte fonda”. “Dove sta andando -si è chiesto- la nuova generazione? Se ci si abbandona allo smartphone, molte complessità del pensiero e della logica si perdono. L’uso della tecnologia è una cosa, l’abuso è un’altra cosa”. Poi ad un ragazzo che domandato come andava a scuola, ha così risposto: “La cosa più importante è la curiosità. Studia perché impari tante cose e poi prendi il posto di Mastella”.

Ad accendere i riflettori su uno dei drammi del nostro tempo ha pensato Kasia Smutniak col suo documentario “Mur, girato al confine tra la Bielorussia e la Polonia, dove hanno costruito un muro di 186 chilometri e 5 metri e mezzo, per bloccare quelli che scappano dalla guerra di Kabul. “Hanno dovuto tagliare un bosco -osserva l’attrice- dove ci sono ancora i bisonti. Siamo ai primi mesi del 2022, proprio quando comincia la guerra in Ucraina. In Europa ci sono 12 muri, costati miliardi di euro”.

Lungo il suo viaggio, Kasia ha incontrato non solo orrore, ma anche il bene. “Non siamo stati capaci -rileva- ad imparare dagli errori, ad evitare assurde atrocità. Ma ci sono tante persone, piccoli eroi che non avranno obelischi in loro onore, che tengono in piedi l’umanità con piccoli gesti quotidiani, scelgono il bene, l’uomo. Basta questo a farmi andare avanti. Vorrei continuare a raccontare. Però non ho più voglia di perdere tempo, devo credere che quello che faccio ha la possibilità di cambiare il mondo”.

Per questo suo impegno, Kasia Smutniak ha ricevuto il “Premio Valentina Pedicini”. Un riconoscimento nato per omaggiare la giovane e apprezzata documentarista di Foglianise, morta a 42 anni nel 2020. Alla consegna hanno partecipato i genitori della regista sannita. “Sono onoratissima -conclude Smutniak-  perché questo premio porta il nome di Valentina, una voce estremamente coraggiosa, curiosa del mondo e ispirazione per tante persone. Per me è un' emozione indescrivibile".



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