Le luci del Vaticano sulle condizioni delle aree interne. Per scrivere un futuro diverso. Perché questo ampio territorio italiano può essere l’ancora di salvezza per le stesse metropoli, alle prese con l’inquinamento e l’affollamento. Camminando insieme, perché nessuno si salva da solo. Questa la linea emersa dal Convegno con i Vescovi, tenutosi per due giorni nel Centro La Pace ed organizzato per il quarto anno dalla diocesi di Benevento. Una riflessione incalzante sulle disuguaglianze territoriali.
La Chiesa rilancia una questione fondamentale per lo sviluppo armonico di tutto il paese. “Le piccole realtà locali -sottolinea Matteo Zuppi, presidente della Cei- hanno bisogno delle grandi e viceversa. Queste aree cosiddette marginali non sono una zavorra, ma un’opportunità. Le loro difficoltà dipendono dalla mancanza di infrastrutture, servizi, collegamenti. Possono trovare un futuro, ad esempio, in una politica seria di accoglienza. Qui c’è più comunità che altrove. La chiesa dialoghi con le istituzioni”.
Il confronto è una nuova presa di coscienza, come la costruzione di una stanza di un’abitazione. L’importanza del tema sta in questi dati: le aree interne rappresentano il 60 per cento del territorio nazionale, il 52 per cento dei comuni italiani. “Queste comunità -rileva Giuseppe Baturi, segretario della Cei- vogliono vivere bene. Dobbiamo renderle protagoniste del loro destino. La politica deve ascoltarle avviando nuove forme di partecipazione e di solidarietà contro gli individualismi”.
Le tematiche decisive per il futuro sono la sanità, il lavoro, l’istruzione, la mobilità, l’ambiente, la famiglia. Per parlarne sono venuti più di trenta vescovi, dal Nord al Sud, da 14 regioni. “Il problema è nazionale -fa notare Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento- spetta al governo centrale affrontarlo. Le risorse non possono essere distribuite in base al numero degli abitanti. Bisogna imporre alla finanza e all’economia di partire dalle periferie. Ma per questo serve una politica forte di pensiero e azione”.
Il messaggio finale prende spunto dalla parole del Papa, sui piccoli comuni lasciati in “condizioni di marginalità”, ma che sono una “ricchezza sorprendente”. “Compito primario della politica -scrivono i vescovi- è quello di fare un piano globale par valorizzare questa risorsa. Sono in gioco i diritti della Costituzione. La chiesa non vuole abbandonare questi territori, vuole aiutare i giovani che vogliono restare e quelli che vogliono andare. Abbiamo seminato e come l’agricoltore aspettiamo il raccolto”.
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