La prima perla è “Era de maggio” di Salvatore Di Giacomo. Poi Joe Barbieri inanella altri gioielli della canzone napoletana, rivisitati in chiave jazz, per il suo concerto, chiamato “Vulìo”, tenuto nell’Hortus Conclusus di Benevento per la rassegna “Sannio Music Fest”, diretta da Michele Solipano. “Torno in questa città -esordisce Barbieri- dopo aver suonato l’anno scorso al Teatro Romano. Qui mi sento un po’ a casa, mia moglie è di Benevento. Mi dispiace che avete la luna alle vostre spalle ”.
Il ritmo si dipana tra romanticismo e nostalgia, tra amori sospirati ed infranti, tra “Lazzarella” ed “Accarezzame”, tra “Dicitencello vuje” e “Passione”. Il cantante napoletano colora i testi classici con i suoi giochi di voce, con delicatezza e raffinatezza, con il rispetto dovuto alla bellezza della tradizione. “Mi sono sempre -osserva- tenuto a distanza da queste meraviglie, ma siccome le voglio vene, ho pensato che a 50 anni sarebbe stato meglio non avere il rimpianto di non averci provato”.
Il viaggio di Barbieri si avvale dell’apporto prezioso di due chitarristi, Oscar Montalbano e Nico Di Battista, che si cimentano, tra l’altro, in tandem con “Tu vuò fà l’americano” di Renato Carosone. “La canzone napoletana - spiega Barbieri- si è evoluta nel tempo, grazie ad autori importanti, come Pino Daniele, che mi ha insegnato tanto e si può dire che mi ha messo sul palco, e a Enzo Avitabile, di cui vi farò ascoltare quella sua meravigliosa preghiera laica intitolata “Don Salvato'”.
Per omaggiare Daniele canta “Cammina cammina”. Dal suo ultimo album “Vulìo”, Barbieri ci fa ascoltare “Vulesse ‘o cielo”. “Vott'a venì ‘sta primmavera, vulesse dio ca me vuò bbene. E suonname a me se nun può durmì. Cerasa mia, chi sa che faje”. Il concerto scioglie le vele con “Cu 'mme” di Enzo Gragnaniello, “Na bruna” di “Sergio Bruni e “Reginella” di Libero Bovio. Tra i momenti più suggestivi spicca il canto quasi sussurrato di “Lacrime napulitane”, che con Barbieri ritrova una veste poetica inusitata.
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