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Viaggio a Bonea tra la Falanghina, il poeta Orazio e il Satiro - "Questo borgo puņ rinascere armonizzando natura e storia"
 

ven 16-08-2024 10:45 n.491, di Antonio Esposito

Viaggio a Bonea tra la Falanghina, il poeta Orazio e il Satiro

"Questo borgo puņ rinascere armonizzando natura e storia"


Qui s’incontrano storia e natura.Qui potrebbe nascere uno spiraglio di futuro. Siamo a Bonea, ai piedi del Taburno, nel cuore dell’antica Caudio, sulla via Appia. Il piccolo borgo prova a rinascere, dopo i colpi dello spopolamento, celebrando il suo vino: la falanghina, regina dei vini sanniti, rinomata in tutto il mondo. Per tre giorni, dall’11 al 13 agosto, un fiume di 15 mila persone ha invaso le strade del paese. Per bere e mangiare, cantare e ballare sui ritmi allegri e incalzanti della musica popolare.

“Con l’associazione, che abbiamo creato due anni fa -rileva Alfonso Pecchillo, presidente di Falanghina al Borgo, promotrice della manifestazione- puntiamo a valorizzare il territorio. Il nostro vino è baciato dalla posizione geografica, tra la pianura e il monte Taburno, le sue radici risalgono ai tempi del poeta latino Orazio, che nella satira IV racconta un suo viaggio con Virgilio proprio qui in zona, dove si fermano nella Villa di Cocceo Nerva. Il nome Bonea deriva da Bonadea, che vuol dire “terra fertile”.

Il piccolo borgo, abitato da circa 1400 anime, si trova a 350 metri sul livello del mare, accoglie i visitatori con una scenografia contadina. La gente mangia seduta su balle di fieno o attorno ad alte e grandi "botti" di paglia. Quando arriviamo sta suonando il Salento Funk Orchestra, dieci musicisti danzanti. Nella piazza di Clementina Perone, la maestra ventenne che perse la vita nel 1968, per salvare dall’incendio i ragazzi che andavano in colonia, su un albero è scritto: “Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino”. La falanghina accompagna gnocchi, montanare e zeppole.

“Gli scavi -fa notare Pecchillo- effettuati alla fine degli anni settanta nella Villa di Cocceo portarono alla luce un reperto importante, il Satiro con Pantera, che ora si trova al Museo Nazionale di Napoli. Stiamo facendo una battaglia per riportarlo nel Museo Caudino di Montesarchio. Sotto il cimitero vecchio affiorarono altre testimonianze preziose, ma sono state ricoperte e i fianziamenti non sono stati utilizzati. Dal convegno tenuto si è appreso che la Villa di Cocceo era molto più grande delle ville di Pompei ed Ercolano”.

Vino, cultura e memoria. Nell’ex Chiesa di San Sebastiano c’è la mostra di Serena D’Onofrio. I suoi quadri colgono con delicatezza sentimenti e visioni del mondo.Tra i titoli spiccano “L’abbandono”, “Il pescatore di bellezze” e “Quei fantasmi”. “Coltivo questa passione fin da piccola -dice la giovane artista di Cervinara- sono diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Quando dipingo sono felice”. Sulla facciata esterna una lapide ricorda i quattro cittadini di Bonea, vittime della barbarie nazista.

Il borgo guarda oltre i tre giorni di festa. Fa parte del Parco del Taburno. In altre parti d’Italia stanno elaborando progetti per la “Tornanza”, per far rinascere tanti centri abbandonati.Con la falanghina ci sono altre carte da giocare, come i prodotti tipici e la naturalità dei luoghi, ma bisognerebbe armonizzare meglio l’antico col contemporaneo. Tra le aziende vinicole più note ricordiamo Votino, Masseria Frattasi e Cavarena. “La sagra -conclude Pecchillo- è stata possibile grazie ad un bando regionale. Ringrazio il comune, la squadra del Bonea, l’associazione Cocceus e le Sentinelle della Torre di Montesarchio”.




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