Una lunga storia d’amore e di musica. Attraverso le sue lettere e le sue opere, le sue donne e le sue passioni. Per celebrare Giacomo Puccini, nel centenario della morte, e San Bartolomeo apostolo, patrono di Benevento. Questo il filo conduttore del “Gran Gala della Lirica”, organizzato dal maestro Leonardo Quadrini e dall’Orchestra Internazionale della Campania. Una carrellata di arie famose e poco note, cantate dai soprani Raffaella Ambrosino, Maria Grazia De Luca, Federica Antonino e Anna Kazlova.
“Riprendiamo questo appuntamento -osserva Quadrini- dopo tanti anni. Siamo riusciti ad organizzarlo, superando varie difficoltà burocratiche, spinti dalle tante richieste della gente. Ho pensato ad un percorso particolare per far conoscere meglio la vita di Puccini, dagli anni del Conservatorio fino alla morte. Ringraziamo il comune per il patrocino e don Franco Iampietro per l’ospitalità”. “Il contributo del ministero -ha detto Ferdinando Creta- non basta, ci vuole l’impegno della città e delle istituzioni”.
Il viaggio tra le “eroine” di Puccini, presentato da Sharon Ritucci, è stato accompagnato dalla voce narrante dell’attore Maurizio Tomaciello. I quattro soprani hanno ricamato con raffinatezza i sogni e i tormenti di Tosca, Madame Butterfly, Manon Lescaut e Turandot. Uno dei momenti più dolci è arrivato con “Un bel dì, vedremo levarsi un fil di fumo sull’estremo confine del mare”. Il narratore, come un personaggio del tempo, ha parlato di lettere e amanti, dei successi e dei viaggi del musicista lucchese.
La personalità di Puccini è stata scandagliata, forse in maniera troppo didascalica, anche con aneddoti e curiosità. Si è saputo così che si autodefiniva “un potente cacciatore di uccelli selvatici, di libretti d’opera e belle donne”. Ma, in realtà, nella vita era “passionale, ma schivo”. I soprani eseguono con delicatezza “Vissi d’arte, vissi d’amor” e “Mi chiamano Mimì”. Quando Arturo Toscanini diresse alla Scala di Milano nel 1926 la “Turandot”, incompiuta, si fermò dove era arrivato Puccini e disse: “Qui finisce l’opera”.
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