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Direttore Antonio Esposito

Il grido dei Battenti e dei Riti contro il Drago della guerra - Il messaggio della Madonna: "Coltivate uva, ulivo e grano"
 

lun 26-08-2024 16:23 n.493, di Antonio Esposito

Il grido dei Battenti e dei Riti contro il Drago della guerra

Il messaggio della Madonna: "Coltivate uva, ulivo e grano"



Come un fiume bianco i Battenti escono dal Santuario, facendosi spazio tra la gente assiepata. I primi colpi sul petto sembrano leggeri, ma i rivoli di sangue affiorano subito sul camice che indossano. La loro entrata in scena avviene intorno a mezzogiorno, dopo la messa svoltasi in Piazza San Filippo, dopo la sfilata del Rione Croce e dopo l’ordine impartito dal loro capo Silvio Pigna. “Fratelli, in nome della Vergine Assunta, con forza e coraggio, battetevi”. Sono il cuore pulsante dei Riti Settennali di Guardia Sanframondi.

“Questa processione penitenziale -osserva il vescovo Giuseppe Mazzafaro- ci scuote dal torpore spirituale, facendoci tornare all’essenziale, alle vere domande sulla vita e sulla morte. Il fine dei riti è la conversione dei cuori. Oggi siamo tutti guardiesi. Il male del mondo è grande. La Madonna, vestita di sole, sconfigge il drago con l’amore. Il drago contemporaneo si chiama guerra. I battenti con la loro penitenza gridano: “Siamo tutti peccatori di fronte al sangue delle guerre. Costruiamo destini di pace”.

Il messaggio si manifesta nella bellezza dei quadri e dei misteri, preparati con cura dai Rioni Croce, Fontanella, Portella e Piazza. La processione si snoda lentamente, con maggior difficoltà per le anguste scale dei vicoli. Sulla spugna, irta di spilli,  usata per battersi, gli assistenti versano ogni tanto vino bianco. Sfilano le scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Subito dopo il Santuario, in Vico Filippo Maria Guidi, ecco un vociare festoso di bimbi. Accompagnano san Filippo Neri, che organizzò gli oratori.

Un coro di donne inneggia all’Assunta, madre e donna, regina della pace. C’è San Sebastiano, ferito dalle frecce, San Francesco con le stimmate,  San Pio in estasi. Arrivano i nazisti e la cattolica polacca Edith Stein, morta ad Auschwitz. C’è San Barbato che converte i Longobardi al Cristianesimo, Santa Giovanna D’Arco, il sacrificio di Abramo  e di Salvo D’Acquisto. La partecipazione della gente di Guardia, che conta circa cinquemila abitanti, è massiccia. Si parla di duemila persone impegnate nei riti.

L’attenzione è puntata sul sangue dei battenti, ma la manifestazione settennale è ricca di riflessioni e suggestioni. I quadri e i misteri raccontano personaggi lontani che ci parlano ancora. Perché questi riti resistono al tempo? “Prima perché sono settennali -fa notare il giornalista Sandro Tacinelli- poi perché così i guardiesi esprimono una coralità, una coerenza e un amore per l’Assunta che non ha eguali. Per me i riti non si discutono, si comprendono e soprattutto si amano. Il resto sono considerazioni superficiali”.

La storia dei battenti comincia alla fine del seicento, quando la statua lignea della Madonna col bambino  fu trovata in contrada Limata, al confine tra Guardia e San Lorenzo Maggiore. Si cercò di alzarla, ma era troppo pesante. Fu possibile sollevarla solo quando un gruppo di guardiesi cominciò a battersi il petto. Quella preziosa statua, addobbata con l’oro dei voti, è il simbolo della processione. Un colpo di mortaretto annuncia l’uscita della Madonna. E’ il momento di inginocchiarsi e di pregare.

“Nel posto dove fu rinvenuta -spiega Daniele Calabrese- fu costruita una chiesetta, che si dovrebbe recuperare e restaurare. Potrebbe essere un’altra meta del culto mariano”. Raccogliamo alcune opinioni tra la gente. “La penitenza dei battenti  per me è fanatismo- afferma la signora Daniela di Faicchio- non comprendo perché poi fanno a gara a chi deve portare la Madonna”. “Questi riti -rileva Alfonso di Sant’Agata de’ Goti- hanno assunto una forma turistica, ma vanno rispettati e conservati”.

La processione si conclude verso sera col rientro dell’Assunta nel Santuario. Quest’anno è venuto a Guardia anche il presidente della Campania. “Mi sembra -sottolinea Vincenzo De Luca- che questi riti esprimano un bisogno di sacro, di divino, per trovare un contatto coi valori fondamentali della vita e della religiosità, ma nello stesso tempo rappresentano un evento di grande folclore”. Nella mano destra, la Madonna porta tre cose: uva, ulivo e grano. Le più belle risorse da coltivare per il territorio e per il futuro.







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