"Ci auguriamo che nella prossima campagna elettorale nella nostra città i temi della legalità, della corruzione e della criminalità organizzata vengano affrontati a viso aperto, che la zona grigia presente anche nel nostro territorio venga portata alla luce, che si abbia il coraggio di dire: i tuoi voti non mi interessano. Facendo i nomi, perché abbiamo bisogno di una grande rivoluzione civile delle coscienze. Come è avvenuto nelle terre di Don Peppe Diana. Perché qui c’è un silenzio assordante, che dobbiamo essere bravi a decodificare, perché in quei silenzi, che sono stati una cappa per queste zone, si annidano quelle complicità che possono mettere a rischio i fondi pubblici in arrivo col piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi occhi attenti e nessuna rassegnazione”.
Il messaggio chiaro e forte è venuto da Michele Martino, referente provinciale di Libera, durante l’incontro promosso dalla sua associazione insieme alle Acli e Cives su un tema quanto mai attuale: “Le risorse del Pnrr per la rinascita delle nostre comunità”. L’enorme flusso di denaro pubblico previsto dall’Europa per aiutare i paesi più colpiti dalla pandemia richiede antenne vigili per impedire distorsioni e dispersioni, per ottenere progressi concreti sul piano sociale e culturale.
“Lo stesso presidente del consiglio, Mario Draghi -ha rilevato Ettore Rossi di Cives- ha raccomandato di “spendere tutto, bene e con onestà”. Dobbiamo contrastare il cosiddetto “mafia virus”, un rischio molto elevato al sud, dove arriverà il 40 per cento delle risorse. La società civile ha il dovere di monitorare tutti i processi realizzativi e valutare l’impatto sociale delle opere”. Perché a Benevento -ha chiosato il giornalista Enzo Colarusso, moderatore del convegno- la mafia c’è, sotto forma di clan, di malaffare e di corruzione della pubblica amministrazione. Il problema esiste e non va nascosto. “Perché -ha fatto notare Danilo Parente delle Acli- i soldi non ci vengono regalati”.
La testimonianza di una lunga e coraggiosa lotta, praticata sul campo, è stata portata da Renato Natale, sindaco di Casal di Principe. “Dove non si spara -ha sottolineato il primo cittadino- e non c’è spargimento di sangue, si svolgono altre attività. Oggi il mio paese non è più quello di Gomorra, ma quello di don Peppe. Il lavoro cominciò molto prima, eravamo un manipolo. Scrivevamo sui muri “Viva la libertà”, per tenere accesa la “lamparella” della legalità. La corruzione era alle stelle in agricoltura, per le indennità di malattia. L’assassinio di don Diana è stato un fatto traumatico, che ha scosso la società civile. Col Pnrr dobbiamo cambiare strada e mettere al centro l’uomo”.
Raccogliendo il filo del ragionamento di Natale, il procuratore della repubblica, Aldo Policastro, ha spiegato come e perché “le frodi di massa non potevano reggere”, in quanto "il debito pubblico sarebbe diventato insopportabile”. “Questi soldi europei -ha evidenziato il magistrato- non sono una manna dal cielo, devono essere spesi per le nuove generazioni, dobbiamo restituirli. Tutti gli interventi devono produrre coesione ed inclusione. Per questo dobbiamo impedire patti occulti. Quindi alta vigilanza sull’infiltrazione camorristica, sul riciclaggio del denaro sporco, ma anche sull’imprenditoria pulita e sui professionisti, perché le operazioni frodatorie non sono possibili senza il consenso di categorie rampanti, che mirano a sfruttare l’occasione per lauti guadagni”.
L’incontro sulla legalità si è svolto presso il locale “Settimo Gusto”, che si trova a pochi passi dalla Scuola Media “Federico Torre”. La presenza dell’associazione “Libera” nel Sannio festeggia il quinto compleanno. Un suo presidio è stato inaugurato qualche anno fa presso l’Istituto Magistrale “Guacci”, con don Luigi Ciotti. Grazie al suo impegno rimane viva la memoria dei beneventani Raffaele Delcogliano e Aldo Iermano, uccisi dai terroristi in combutta coi camorristi nell'aprile del 1982,a Napoli in via Marina.
“Libera non è Michele -ha concluso Martino- Libera siamo noi, siete voi, gli amici delle Acli, di Cives, dell’Anpi, della Cgil, dell’azione Cattolica di Benevento, Cerreto Sannita e Sant’Agata dei Goti, della meravigliosa rete degli insegnanti. Grazie anche a chi ci ospita, perché questo è un luogo simbolo, essendo un bene sequestrato e gestito da un amministratore giudiziario. Il riutilizzo dei beni confiscati è fondamentale per la credibilità dello Stato. Per questo sabato e domenica prossimi saremo nell’ex cementificio Ciotta di Contrada Olivola. Ci rimboccheremo le maniche, faremo poche cose per dare un segnale, per ribadire che quel bene è nostro. Così come dovremmo fare a Foglianise, dove c'è la villa confiscata allo stesso imprenditore.I beni tolti alla mafia sono nostri".
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