La fascetta è come una moneta, perché è fatta di carta filigranata. Basta una lampada o un telefonino per riconoscere la sua veridicità. Con questo sistema la tracciabilità è garantita. Il nuovo contrassegno di Stato apre anche una finestra sul territorio e sulla sua storia. L’idea è stata subito sposata dal “Sannio Consorzio Tutela Vini”, che è stato il primo in Italia ad adottare questo “collarino” per le produzioni a Indicazione Geografica Tipica - Benevento. Un altro passo per contrastare la contraffazione.
La novità è stata presentata in un Wine Talk al Museo Arcos, con qualificati esponenti del settore, dal ministero alle organizzazioni agricole. “Questo passaporto digitale -osserva Oreste Gerini- è un servizio per i consumatori. Sarebbe utile portarlo nelle scuole superiori e farlo conoscere ai giovani, che spesso bevono un cicchetto a un euro durante la movida”. “Con questo sistema -afferma Matteo Taglienti della Zecca di Stato, che ha progettato il contrassegno- ogni singola bottiglia ha un nome e cognome”.
Al Consorzio Sannio Tutela Vini sono state consegnate 4 milioni di fascette. Per i produttori è sicuramente una nuova sfida. Ma è interesse di tutti difendere la qualità dei vini locali, simbolo del Made in Italy. Per Rino Corbo della Coldiretti, Carmine Fusco della Cia e Antonio Casazza della Confagricoltura, “bisogna aprirsi ai giovani”, cogliendo questo “momento storico”, dando fiducia agli agricoltori, grazie ai quali il Sannio produce più del cinquanta per cento del vino della Campania.
Quali prospettive si profilano per la viticoltura sannita? “La vendemmia sarà ottima -spiega Libero Rillo, presidente del Consorzio- anche se la quantità inferiore agli altri anni. Abbiamo recuperato qualcosa con le piogge recenti. Non nascondiamo la testa sotto la sabbia. Il vino sta subendo un attacco a livello globale con i cosiddetti prodotti de-alcolizzati. Nel Sannio si producono 25 milioni di bottiglie, ma Il potenziale è molto di più. Gli ettari coltivati sono più di diecimila, cosi come anche i viticoltori”.
I comuni sanniti più “vitati” sono Torrecuso, Guardia Sanframondi, Castelvenere e Solopaca. Per celebrare il nettare di Bacco si svolgono decine di feste e sagre. Tra le più rinomate spiccano “Vinalia” a Guardia, “Vinestate” a Torrecuso, “Cantine al borgo” a Castelvenere, la Festa dell'Uva a Solopaca, Calici di Stelle” a Campoli e la “Festa della Falanghina” a Bonea. “Questa etichetta -aggiunge Rillo- promuove il territorio. Vinciamo tanti premi. Ma la qualità non basta. Bisogna raggiungere mercati più grandi”.
Cinque anni fa si festeggiò il “Sannio Falanghina Città Europea del Vino”. Con quali ricadute? “Qualcosina si è vista -osserva Rillo- ma non gli effetti positivi che si auspicavano. Poi è arrivata la pandemia. I fondi sono arrivati in ritardo e penso che una parte è tornata pure indietro. Non c’è stata la giusta organizzazione a monte, che ci consentisse di sfruttare al massimo questa occasione importante”. “Questa nuova fascetta -conclude Nicola Matarazzo, direttore del consorzio- è un punto di partenza”.
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