Il verdetto finale ha confermato a grandi linee il risultato di Benevento, dove, per la prima volta, il 10 giugno scorso fu scelta la cinquina finalista. Al Ninfeo di Villa Giulia a Roma il Premio Strega è andato ad Emanuele Trevi per il libro “Due Vite”, pubblicato da Neri Pozza, una casa editrice indipendente che ha avuto la meglio sui colossi editoriali italiani. Alla fine della votazione, alla quale hanno partecipato 589 su 660 aventi diritto, pari a circa l’89 per cento, lo scrittore Trevi ha riportato 187 voti, staccando di 52 voti Donatella Di Pietrantonio, classificatasi seconda con “Borgo Sud” (Einaudi).
Al terzo posto è arrivata Edith Bruck con “Il pane perduto” (La Nave di Teseo) con 123 voti. Quarto posto per Giulia Caminito con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani) con 78 voti e quinto Andrea Bajani con “Il libro delle case” (Feltrinelli) con 66 voti.
Il vincitore della LXXV edizione del prestigioso premio aveva già concorso per lo Strega nel 2012, ma fu sconfitto di misura da Alessandro Piperno. “Dedico questa vittoria -ha dichiarato bevendo il liquore- a mia madre che è mancata durante questo infernale periodo pandemico e al mio amico fotografo Lorenzo Capellini. Avevo perso la fiducia in questo tipo di competizioni, ma si vede che qualcosa è cambiato”.
Il suo romanzo racconta l’amicizia con due scrittori scomparsi prematuramente, Rocco Carbone e Pia Pera, in chiave autobiografica. Emanuele Trevi sarà a Benevento il 26 agosto prossimo per la rassegna “Città Spettacolo”. Romano, 57 anni, è stato sposato per due anni con Chiara Gamberale, scrittrice di successo.
Il presidente del seggio che ha proclamato la vittoria è stato Sandro Veronesi, vincitore della scorsa edizione. Comunque la rivelazione è stata Giulia Caminito, 33 anni, alla sua prima esperienza e già approdata per alcune settimane nella top ten dei libri più venduti. Il premio è stato consegnato da Giuseppe D’Avino , presidente Strega Alberti. La serata di Villa Giulia è stata condotta con vivacità ironica da Geppi Cucciari, che, presentando il capo dell’azienda, ha detto “D’Avino che non dà vino ma dà liquore”.
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