“Questo spazio è veramente uno spettacolo. Una libreria con queste dimensioni, con tutti questi volumi e con questa attività che fate, è una cosa abbastanza particolare. Più le librerie si trasformano in comunità, più vivono, se poi operano in un quartiere di confine, hanno ancora più valore e significato”. Con queste parole di elogio, Walter Veltroni introduce la presentazione del suo ultimo libro “Buonvino e il circo insaguinato”, organizzata dalla “Ubik - Liberi Tutti” di Benevento.
Il romanzo ha per protagonista un commissario “malinconico e divertente”, è ambientato a Villa Borghese, “il parco culturale più importante d’Europa”, ed è animato da agenti, che sono “il contrario dei Magnifici Sette”. “Al giallo sono arrivato per caso -spiega Veltroni- mi affascinava l’idea di immaginare una vicenda di violenza nel cuore di Roma, un paradiso di pace e serenità, dove vanno le coppiette, i bambini a giocare e gli anziani a leggere. Buonvino è una persona gentile, che oggi è quasi un reato”.
Nelle pagine spuntano riflessioni sul nostro tempo. Il leader politico della sinistra, oggi giornalista, scrittore e regista, sceglie con cura i personaggi. “Il commissario Buonvino -rileva- è come un direttore d’orchestra, non usa la pistola, non sfonda le porte, usa il cervello. Gli agenti sembrano strani. Perché nessuno è perfetto. Tutti siamo normali. Tutti noi abbiamo delle specialità. Bisogna incontrare chi le capisce, le tira fuori, le fa emergere. Il circo è un mondo meraviglioso, ma spesso mette tristezza e angoscia”.
Con Veltroni interloquisce il docente Giovanni Araldi, che non può fare a meno di chiedergli quale relazione ci sia tra la politica e la letteratura. “A me sembra di aver continuato a fare quello che a 15 anni ho scelto di fare -fa notare Veltroni- anche quando ricoprivo ruoli politici, mi occupavo di cinema, giornalismo e romanzi. C’è questa idea che la politica sia il potere, ma, invece, è quella meravigliosa dimensione della passione, che si esercita ovunque, nelle fabbriche, nei quartieri, nelle associazioni, per dare un senso alla vita. Ho smesso di fare politica? No. Ho smesso di avere potere, che è un’altra cosa”.
Dal tendone del circo filtrano tensioni, come quelle che scuotono la nostra società. “Non ci stiamo accorgendo -osserva Veltroni- di quello che sta capitando agli adolescenti. Pietro Maso e Novi Ligure sono due episodi in 40 anni, nell’ultimo mese ce ne sono stati sette. Con protagonisti ragazzi di 17, 18 anni, che uccidono per niente, per sfizio, per vedere l’effetto che fa. C’è un disagio giovanile che non interessa a nessuno. A Villa Borghese non ci sono più bambini che giocano a pallone”.
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