Per fronteggiare i conflitti, le crisi alimentari e i disastri ambientali sarebbero necessari un maggiore impegno dei governi, risorse più consistenti, una nuova sensibilità. Su tante guerre c’è il silenzio, come su tanti paesi che soffrono la fame e la povertà. Le organizzazioni umanitarie cercano di dare una mano, colmando spesso il vuoto della politica. A tenere accesi i riflettori sul drammatico scenario globale c’è “Medici Senza Frontiere”, che ha incontrato gli studenti dell’Università del Sannio.
“Le persone che nel mondo hanno bisogno di aiuto -spiega Marco Bertotto- sono 300 milioni, ma di queste solo il 60 per cento è raggiunto dall’assistenza umanitaria. I conflitti continuano ad espandersi e coinvolgono 50 paesi. Per i cambiamenti climatici, nel 2023 abbiamo avuto 250 disastri ambientali, che hanno spinto a spostarsi ben 122 milioni. A questo va aggiunta l’insicurezza alimentare che colpisce 258 milioni di persone, concentrate in gran parte tra Afghanistan, Congo, Etiopia, Nigeria e Yemen”.
L’ateneo sannita ha deciso di aprire un punto informativo sull’attività di “Medici Senza Frontiere”, la cui referente a Benevento è Marina Fattore. “Come università -sottolinea il docente Pasquale Vito- abbiamo il compito di formare i cittadini del futuro e quindi persone migliori”. “Qui -aggiunge il rettore Gerardo Canfora- si forgiano professionalità, ma si coltiva soprattutto lo spirito critico. Abbiamo ritenuto opportuno far conoscere quello che fa una grande organizzazione come Medici Senza Frontiere”.
Nell’aula del Polo Scientifico e Tecnologico, gli studenti ascoltano con attenzione il direttore di Msf, che illustra la mappa che appare sullo schermo, snocciola dati e numeri. “Si parla molto di Gaza ed Ucraina –rileva Bertotto- ma ci sono tante crisi dimenticate. Come quella del Sudan, dove la guerra ha prodotto 10 milioni di sfollati, oppure come in Venezuela, dove quasi 8 milioni hanno abbandonato il paese. I problemi alimentari sono aggravati dalle epidemie. C’è un picco di colera in 29 paesi al mondo”.
La spesa complessiva per l’assistenza umanitaria si aggira intorno ai 50 miliardi di dollari. “La nostra organizzazione -evidenzia Bertotto- per mantenere la sua indipendenza, non prende fondi dagli Stati, ma vive con donazioni private. Ma le risorse sono insufficienti. Basti pensare, inoltre, che l’industria globale dei videogiochi vale quattro volte l’intervento umanitario, così come anche la spesa per gli animali domestici, che ammonta a 220 miliardi di dollari. Un paragone agghiacciante”.
L’obiettivo di Medici Senza Frontiere è quello di salvare vite e ridurre le sofferenze. Gli operatori sono circa 70 mila. “Questi volontari - afferma Amerigo Ciervo dell’Anpi- hanno scelto per patria l’universo. Potremmo definirli “contrabbandieri del bene”. “Dovreste fare uno stage alla classe politica -osserva Luca Milano, presidente dell’Ordine dei Medici- le nostre porte sono aperte. La classe medica andrebbe messa nelle condizioni di lavorare con più dignità. Ma spesso i nostri diritti sono calpestati”.
La missione di Msf si svolge anche in Italia. A Palermo opera col Policlinico per la riabilitazione dei sopravvissuti alla tortura e ad Agrigento porta avanti un programma di cure mediche per i profughi. Ha aperto, inoltre, sportelli in cinque città italiane per assistere migranti e poveri. “Trovo devastante -conclude Bertotto- che non ci sia una mobilitazione nelle piazze sui conflitti. Non possiamo essere neutrali di fronte a quello che avviene a Gaza. Tutti i governi dovrebbero premere per il cessate il fuoco”.
|