"Voi pensate che tra un camorrista ed un bullo, che magari siede in mezzo a voi, ci sia una grande differenza? Il principio è lo stesso. Il bullo è un povero vigliacco che di fronte ad uno più debole si fa forte, ma davanti a uno più forte fa ‘e “viermi”. Così il camorrista è un grande vigliacco. Glielo dobbiamo dire sempre, anche a costo della vita: sei un grande vigliacco. Un piccolo bullo se non è corretto oggi, sarà un camorrista domani. I ragazzi che uccidono a Napoli sono bulli che non siamo riusciti a correggere”.
Le parole di don Maurizio Patriciello sono colorite e forti, mirano a spiegare con semplicità il terribile vortice della violenza giovanile, che continua a fare vittime nei quartieri napoletani e nelle periferie delle grandi città. Il parroco anticamorra di Caivano parla nell’Auditorium del Seminario Arcivescovile di Benevento davanti a circa 600 studenti delle Scuole Superiori del Sannio, per il Corso di Formazione Politica, promosso dagli Amici di Mino Izzo. Mentre arriva la notizia di un altro omicidio.
“Il ragazzo che ha ucciso Santo Romano -afferma Patriciello- a San Sebastiano al Vesuvio, appariva sui social con due pistole in mano, chillo piezz e’ fess. Ma gli amici cosa hanno fatto? Hanno applaudito. Da giorni andava sul luogo del delitto. Nessuno ha denunciato. A Caivano c’è un capitano dei carabinieri, venuto l’anno scorso, si chiama Antonio Cavallo, quando arriva in parrocchia, i bambini gli corrono intorno. Questa è una grande rivoluzione. Prima i carabinieri e i poliziotti erano chiamati sbirri”.
Il confronto è arricchito dalle domande degli studenti del Liceo Scientifico Fermi di Montesarchio, del Tecnico Industriale “Bosco Lucarelli” e dell’Istituto “La Salle”. Qualcuno gli chiede se ha mai avuto un momento di sconforto. “Tutti possiamo avere scoramenti -risponde- ma non bisogna arrendersi mai. L’amministrazione comunale del mio paese è sciolta per camorra. Un assessore è in galera perché si sedeva allo stesso tavolo col boss. Ma cosa fanno il suo partito e la sua famiglia?”.
L’ultimo ragazzo ucciso a Napoli si chiama Arcangelo Correra, ha appena 18 anni. Come si fa ad ammazzare per una scarpa o addirittura per gioco? Perché circolano tante armi? “Come fanno i genitori a non vedere che il figlio esce con la pistola in tasca? -osserva don Patriciello- Possibile che voi ragazzi non sappiate comunicare, litigare, prendervi a male parole, mandarvi a quel paese, senza passare alle armi? Credo che vada abbassata l’età imputabile, perché i minorenni sono spesso utilizzati dalla camorra”.
La “lezione” di don Patriciello ha per titolo “Dalla comunicazione interpersonale alla comunicazione digitale”. “Siamo contenti di aver aperto questa seconda edizione -sottolinea Pierpaolo Izzo, figlio del senatore scomparso- con questo ospite illustre. Il nostro obiettivo è quello di far appassionare i giovani alla politica”. “Ragazzi -conclude il parroco- la vita è così bella che non potete rovinarvela per una bravata. Amate la scuola. Il mondo reale siete voi, parlate, dialogate”.
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