Il chitarrista rock, poi cantante folk, e il giornalista di tante inchieste, insieme, per accendere i riflettori sulle guerre, sulle morti bianche, sui ragazzi con la pistola, i migranti e i femminicidi. Patrizio Trampetti e Sandro Ruotolo, con Jennà Romano e Filippo Piccirillo, cantano, recitano, suonano, nello spettacolo intitolato “ ’O Sud è fesso”, portato in scena al Mulino Pacifico per la rassegna della Solot. Un racconto di parole e musica sui sogni svaniti e sulla necessità di cambiare le cose.
“Le storie di stasera -esordisce Ruotolo- vogliamo dedicarle a Sara ed Aurora, a Samuel, morti giovanissimi nella fabbrica di fuochi d’artificio ad Ercolano, mentre mangiavano un panino. Le chiamano morti bianche, ma la morte è sempre nera. Si lavora per vivere, si muore per lavorare. Tre morti al giorno. Che paese è questo? Dove le regole vengono calpestate. Con un sud dove si muore di lavoro nero”. L’elenco è lungo, va da Lorenzo Parelli a Luana D’Orazio, agli operai della stazione di Brandizzo.
La voce di Trampetti, graffiante e dolente, ripercorre gli anni della contestazione, dalla “Carmagnola” a “Feste di Piazza”, si sofferma su “Ritornerai” di Bruno Lauzi, scaglia la critica contro abitudini ed assuefazioni, con “‘O Sud è fesso”, perché ‘o sud se crede bbuono, se crede sfaccim’ , s’accuntenta ‘e quatt’ caramelle, ma è semp’ fesso”. L’incontro tra la musica popolare e il teatro civile crea un felice crogiolo di emozioni e riflessioni, una sintonia tra le canzoni e la dura realtà.
Il giornalista legge le lettere dei ragazzi detenuti a Nisida e ad Airola, che spesso “non sanno quello che fanno”. “Ma i nostri figli -incalza Ruotolo- i figli dei nostri figli hanno diritto a sognare? Sono stanco delle strade insanguinate, di governi che promettono di risolvere la questione meridionale. I ragazzi che si uccidono al Rione Sanità non sono bande per caso. Quello che succede riguarda tutti. Smettiamola di essere indifferenti. Le guerre in corso ci dicono che abbiamo ancora un mondo da cambiare”.
Per ridare slancio alla pace, Trampetti canta “Il disertore” di Boris Vian, “Lacreme” e “Tammurriata Nera”. Il cantante, tra i protagonisti della Nuova Compagnia di Canto Popolare, esegue alcuni brani del suo ultimo album, tra cui “L’ideale”, chiude con “Un giorno credi”, scritta per Edoardo Bennato. Non manca una stilettata sentimentale a Napoli. “Non mi piace questa città -rileva- veramente non mi è mai piaciuta, e tanto non mi piace che a volte mi piace tanto per un niente”.
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