“Non ci siamo più fermati faccia a faccia nel silenzio, come adesso io e te… torneremo domattina ancora tra la gente, per adesso zitti così, solo io e te”. Con questi versi dolci, tratti dalla canzone “Soli io e te”, si apre il concerto di Peppe Servillo, Javier Girotto e Natalio Mangalavite, intitolato “L’anno che verrà” e dedicato a Lucio Dalla. L’atmosfera diventa subito romantica al Teatro Comunale, col secondo appuntamento della stagione promossa dall’Accademia di Santa Sofia col Conservatorio e l’Università del Sannio.
Il viaggio musicale nel mondo del cantautore bolognese ha un ritmo jazz, grazie a Girotto al sax soprano e Mangalavite al piano. Il cantante Servillo si muove sul palcoscenico come un folletto, interpreta in modo quasi teatrale le canzoni, racconta aneddoti e pensieri di Dalla, costruendo un percorso suggestivo e poetico, che si snoda tra “La casa in riva al mare”, “Balla balla ballerino” ed “Anna e Marco”, tira fuori dal cassetto anche “L’operaio Gerolamo”, molto attuale per i tanti morti sul lavoro.
“Credo nella presenza di elementi misteriosi -diceva Dalla- sono sicuro che in mezzo a voi ci sia qualche angelo, non quelli delle chiese, un angelo laico che aiuta bambini e vecchi. Siccome tutti quanti, prima o poi dobbiamo andar via, se il nostro destino fosse quello di tornare, pensiamo di tornare migliorati. Se fosse così il prossimo ritorno mi piacerebbe essere un angelo, non un serafino, un angelo custode”. Questa sottile elaborazione partorì “Se io fossi un angelo”, eseguita con smagliante musicalità.
Il cantautore, scomparso nel 2012, era molto legato a Napoli. “Se ci fosse la possibilità di farsi fare una puntura -ammise una volta- una intramuscolo, ed imparare così il napoletano, dovessi pagare anche 200 mila euro, me la farei”. “Forse è per questo -osserva Servillo- che ha composto “Caruso”. Quando arriva questo brano, il pubblico si lascia coinvolgere, cantando delicatamente il ritornello napoletano. Il concerto si riaccende con “L’anno che verrà”, che diffonde sogni e grandi novità.
“La musica leggera -sosteneva Dalla- ha un’importanza grandissima. Una buona canzone mi mette allegria, mi fa accarezzare la mia donna, mi fa fare l’amore, mi fa tenere in braccio il mio bambino, mi fa venire voglia di stare con gli altri. Perché dobbiamo chiedere di più alle canzoni?”. I tre musicisti chiudono con “Felicità”, accompagnati dal coro dellla platea. Il cantante ricorda il suo rapporto con Benevento e con Mimmo Paladino, elogia il Teatro Comunale pieno di gente.
Il concerto viene introdotto da una breve prolusione della docente universitaria Aglaia McClintock, che si sofferma su “Traiano, la vedova e un posto in Paradiso”, regalando uno spunto interessante per rileggere una formella dell’Arco di Benevento. “Si racconta - osserva- che una donna, rimasta vedova, per la morte del marito in guerra, chiese giustizia a Traiano, che si fermò ad ascoltarla. Questa scena è possibile osservarla guardando a destra in alto, stando dalla parte di Sant’Ilario”.
|