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Il Focus di Libera sul riutilizzo dei Beni Confiscati nel Sannio - Martino: "Qui la criminalità è radicata. Non ci anestetizziamo"
 

ven 13-12-2024 16:24 n.535, a.e.

Il Focus di Libera sul riutilizzo dei Beni Confiscati nel Sannio

Martino: "Qui la criminalità è radicata. Non ci anestetizziamo"


“Questo approdo è il frutto di un cammino collettivo. La credibilità dello Stato passa anche attraverso il riutilizzo dei Beni Confiscati alla criminalità organizzata. La nostra provincia è stata raccontata come “isola felice”. Se andiamo in profondità ci accorgiamo che non è così. Attenti a non essere anestetizzati. La malavita è radicata e violenta, in particolare in Valle Caudina, dove il silenzio ci deve spaventare più degli spari. Ci possiamo ancora difendere. Ma dobbiamo creare anticorpi istituzionali e sociali”.

Con questa riflessione, Michele Martino, referente di Libera, ha aperto il Focus sui Beni Confiscati alle Mafie nel Sannio, che possono rappresentare davvero “un’occasione da cogliere”, per “una storia da costruire insieme”. Alla Rocca dei Rettori, la sala del consiglio provinciale è affollata dai ragazzi delle scuole superiori, dagli scout e dai rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni. “Non dobbiamo mettere la polvere sotto il tappeto -continua Martino- utilizzando i beni, onoriamo la memoria di tante vittime”.

Il percorso, guidato da Libera, ha incrociato tante realtà della società civile. La mappa delle proprietà confiscate è stata illustrata da Simone Razzano, con foto e slide, aggiornamenti e proposte. Con le difficoltà incontrate. Partendo dall’ex cementificio Ciotta di Contrada Olivola, che fu destinato al comune di Benevento nel 2018. Passano due anni, ma non accade nulla. C’è la mobilitazione di Libera e solo nel dicembre del 2022 si appronta un progetto, finanziato con 2 milioni e 750 mila euro.

“Sono passati quasi sei anni -evidenzia Razzano- e abbiamo una situazione di stallo, soprattutto sulla comunicazione dello stato dell’arte. La questione è assente dal dibattito pubblico. Accanto al cementificio c’è una palazzina, destinata ai carabinieri, ma è ancora chiusa. Questo è il messaggio triste. Vorremmo tornare a quel cancello e spalancarlo, far vivere quel luogo. Questo è il regalo che vorremmo trovare sotto l’albero di Natale”. Il prefetto di Benevento rassicura sulla palazzina, presa in carico dal comune.

I beni confiscati, già destinati, oltre all’ex cementificio di Benevento, si trovano a Castelvenere, Melizzano, Dugenta, Cautano, Campoli Monte Taburno, Solopaca, mentre quelli senza finalità definite stanno ad Arpaise, Sant’Agata dei Goti, Foglianise, Morcone, Calvi. Si tratta di fabbricati e di terreni agricoli. Nel capoluogo ci sono inoltre un deposito e un’abitazione ancora da destinare. Uno dei progetti pilota è quello di Melizzano, dove è stata avviata la lavorazione dei rifiuti elettrici ed elettronici.

Il riutilizzo può creare tante occasioni di lavoro, come è avvenuto nelle Terre di Don Peppe Diana. Può dare vita ad un vero cambiamento culturale. “Come diceva don Tonino Bello -ha osservato Riccardo Falcone, referente Libera Campania- si passa dai “segni del potere” al “potere dei segni”. E’ una rivoluzione, che viene da un lunga storia. Sono più di 20 mila i beni confiscati in Italia, presenti in 18 regioni e 400 comuni, gestiti da 1065 realtà del Terzo Settore. Hanno un grande valore educativo. In Campania sono 170”.

“Tutti i beneventani -scrive il procuratore Aldo Policastro- in particolare quelli con impegni istituzionali, dovrebbero leggere con attenzione questo dossier, per rendersi conto che questa “isola felice” annovera beni confiscati alla criminalità organizzata e in una quantità non trascurabile per le caratteristiche del territorio”. “Facciamo spesso fatica a parlare di questo tema -ha concluso Martino- si può cambiare. Peccato per l’assenza del sindaco e dell’amministrazione comunale di Benevento. Il prossimo focus lo andremo a fare, cancelli aperti o chiusi, presso l’ex cementificio Ciotta”.



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