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Nel "libro" di pietra dell'Arco di Traiano spunta Alessandro Magno - Aglaia McClintock: "Dobbiamo leggerlo come un cubo di Rubik"
 

dom 15-12-2024 19:34 n.536, a.e.

Nel "libro" di pietra dell'Arco di Traiano spunta Alessandro Magno

Aglaia McClintock: "Dobbiamo leggerlo come un cubo di Rubik"


Quei pannelli raccontano la storia,  la geografia, il mondo dell’epoca. Quelle figure umane e mitologiche rappresentano i modelli che hanno ispirato l’imperatore e tra questi spunta anche Alessandro Magno. Il monumento simbolo di Benevento apre nuovi orizzonti, grazie alla ricerca della docente universitaria Aglaia McClintock, confluita nel testo “L’Arco di Traiano -Un libro di pietra”, pubblicato dalla casa editrice romana “Mauvais Livres” e presentato presso la Ubik - Liberi Tutti.

Una nuova lettura, intrigante e suggestiva, che riassume percorsi già esplorati ed offre spunti per andare avanti nella interpretazione dei molteplici tasselli dell’antica Port’Aurea del capoluogo sannita. “L’Arco è composto da tre piani -dice McClintock- e va letto da destra a sinistra, come un cubo di Rubik. Non c’è una facciata più bella dell’altra. L’ho osservato come un viandante che nel 117 d.C. arriva a Benevento, principale snodo carovaniero della Via Appia che da Roma porta all’Oriente”.

La costruzione dell’Arco risale al 114 d.C. e sarebbe opera della Scuola di Apollodoro di Damasco. Scorrendo le figure si scopre che la chiave di volta è Nemesi, dea della Giustizia. C’è la triade olimpica, Giove, Giunone e Minerva. Poi ci sono i putti, che indicano le quattro stagioni. Tra i personaggi spiccano Ercole e Dioniso, modelli dell’imperatore. “Guardando bene -fa notare la docente Unisannio- si vede un bellissimo giovane, capelli lunghi e ricci, vestito da militare. Per me è Alessandro Magno”.

Questo approdo scaturisce dal fatto che l’emulazione del sovrano macedone era molto diffusa in quel tempo. L’Arco, del resto, parla greco. Non ci sono Romolo e Remo, né la lupa capitolina. Una delle sue pagine più significative è sicuramente quella dedicata alla Institutio Alimentaria. “Traiano  -spiega McClintock- aveva fatto un PNRR in miniatura, censendo i latifondisti per dare aiuto agli indigenti. Portava avanti una politica dal volto umano, improntata al senso di giustizia”.

Uno dei pregi del libro sta nella ricostruzione del dialogo tra mondi diversi, tra l’Optimus Princeps e Domiziano, “cattivo imperatore”, tra Nemesi e Iside, il cui culto fu molto radicato a Benevento. “Questo libro di pietra -sottolinea la docente- è indirizzato più agli uomini che agli dei. Con quest’opera Traiano intende congiungere Occidente e Oriente. Quando passò per Benevento nel 113 d.C., diretto a Brindisi per andare in Oriente a combattere contro i Parti, l’Arco era ancora in costruzione”.

Il volume è illustrato dalle tavole di Gaetano Cantone, che con un tratto delicato e raffinato porta alla luce le figure più rilevanti. Il buon governo di Traiano spinse Dante a porlo in Paradiso. Il poeta riconobbe la giustizia che rese ad una vedova alla quale avevano ucciso il figlio. “Aglaia -ha evidenziato Antonella Tartaglia Polcini, assessore alla cultura- ci ha consentito di ricomporre tutti i frammenti in armonia, realizzando un connubio felice tra ricerca e promozione del territorio”.



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