 Le sue poesie a volte sono lampi, che squarciano il velo dell’ipocrisia. Come in “Umanità”del 1975, dove Mino De Blasio osserva i drammi del mondo e scrive: “Guardo nella guerra l’immagine di un bambino che piange e così misuro l’infelicità dell’uomo e conto la sofferenza”. Per ricordarlo e per ripercorrere le tematiche essenziali della sua prolifica produzione letteraria, “Sannio Europa” e Nicola Sguera, promotore de “La Stanza della Poesia”, hanno tenuto un incontro nella Biblioteca Provinciale di Benevento.
Il percorso del poeta di San Marco dei Cavoti, intriso di cultura classica, è ricco di riflessioni intimistiche, è colorato di amori, sogni, dialoghi con la natura. Perché per Mino De Blasio il verso di un poeta è come “un fiocco di neve che non cade mai a terra, ma volteggia sempre sospeso”. I titoli delle sue raccolte, da “Lampi di Sentire” a “Vivere lirico” , da “Gocce di dentro” a “Fremiti poetici”, già delineano una traiettoria che porta al cuore dei sentimenti più profondi ed autentici.
“La sua prima poesia -rileva la sorella Rosanna De Blasio- risale al 1968. Il critico Sandro Gros Pietro lo ha definito “Cantore del Sannio”, giudicando il suo verso “armonico, dinamico e complesso”. Mio fratello ha interloquito con tanti scrittori nazionali ed ha vinto molti premi. Per onorare la sua memoria, a San Marco dei Cavoti, è stato istituito il Concorso di Poesia “Nero su Bianco”, giunto alla tredicesima edizione. Per la narrativa ha scritto, tra l’altro, il romanzo “Un sorriso nell’inferno”, sulla guerra di Russia”.
Questo su De Blasio è il primo incontro dedicato ai “Poeti estinti” del Sannio. “Il nostro obbiettivo – fa sapere Sguera- è quello di organizzare un “Festival di Poesia”, creando una filiera tra i premi esistenti, da Telese a Circello a San Marco dei Cavoti. Nel prossimo appuntamento mi soffermerò su Mario Luzi. Per me le opere di De Blasio formano un “Diario lirico”. Nella sua ispirazione sono decisive parole come “sentire” e “palpitare”. Si muove sulla scia della “poesia onesta” alla Saba. Non è ermetizzante, né simbolista”.
Lo scrittore si spense nel 2010 a soli 56 anni. Chi lo conosceva lo ricorda come “sincero e solare”. “La sua terra e la madre -osserva Antonella Beatrice- sono il centro del suo amore”. Con San Marco dei Cavoti, “culla del mio vivere“, brilla la figura materna. “Per lui - conclude Linda Mercuro- è modello di resistenza e resilienza, che “come una lucciola parlava con lui anche senza parole”. Per De Blasio, “l’amore è la pioggia che bagna, il vento che spira". Il poeta sogna di "tornare bambino e giocare con l'aurora".

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