 I ballerini appaiono come farfalle, prima un duetto, poi in cinque ed infine un folto gruppo. Come dentro un’alta cattedrale orientale, con dieci colonne e capitelli, e sullo sfondo un cielo azzurro. Raccontano, passo dopo passo, la storia di Odette e Sigfrid, contrastata da un mago cattivo. C’è molto da fare nella reggia per sbrogliare la matassa e far trionfare l’amore. Con questo slancio prende il volo “Il Lago dei Cigni”, messo in scena dal “Balletto di Mosca” al Teatro Comunale per la Stagione dell’Accademia di Santa Sofia.
Nella schiera dei cigni bianchi ce n’è uno nero, che rappresenta il Male. Danzano sulle note di Petr Ilic Cajkovskij, che si dipanano tra ritmi delicati e tambureggianti, tra momenti idilliaci e aspre tensioni, vogliono liberare Odette dal sortilegio, che potrà essere sciolto solo con un giuramento d’amore. C’è il paggio che mette in guardia dai pericoli, scendono in campo dodici ragazze con le coppe, qualcuna porta una balestra per la difesa, mentre la regina madre guarda con amore, seduta sul trono.
Nelle danze spiccano armonia dei movimenti e bellezza dei colori. Il Russian Classic Ballet, diretto da Eugeniya Bespalova, imprime un suggestivo tocco di originalità e fantasia. La coreografia porta la firma di Manus Petipa. Lo scenario si fa più gaio e simpatico con i balli popolari in costumi tipici, che creano un’atmosfera da quadriglia, simile a quella di tanti paesi irpini e sanniti. Con caparbietà e resistenza, i cigni bianchi uniti fanno finalmente incontrare i due innamorati.
I violini e i tamburi suonano a festa. Il principe Sigfrid giura amore a Odette, che può tornare donna. Il Bene vince sul Male. Il Lago risplende tra scintillanti bagliori. Coi protagonisti che danzano, prendendosi e lasciandosi, con Odette che volteggia sulle spalle di Sigfrid, tutto il villaggio si rianima di allegria. I danzatori sono impeccabili nella scioltezza e nella precisione dei passi, nell’intesa plastica con le ballerine, eleganti nel loro rotolare come trottole su una sola gamba.
Un’arte raffinata, che nessuna Intelligenza Artificiale potrebbe realizzare. “Le macchine -osserva il docente Vincenzo Verdicchio nella pillola culturale- non possono sostituire l’uomo. La nostra libertà è fondamentale. Non possono decidere tutto gli algoritmi. Senza controllo etico. Attenti agli oligopoli”. Il balletto è stato contestato da un gruppo di ucraini, in sit in davanti al Teatro Comunale, con slogan contro "gli aggressori russi”, e gridando “Vergogna”, ad artisti e spettatori, alla fine dello spettacolo.


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