 La scoperta dell’America per tanti napoletani si trasformò ben presto in rimpianto per la terra lasciata. Il miraggio di fare fortuna si scontrò con mille difficoltà. Quelli che s’integrarono e s’industriarono coronarono il loro sogno. Ma nel loro cuore c’era sempre la nostalgia di Napoli. Quel mondo nuovo fu un crogiolo d’umanità, che ispirò tante canzoni, dolenti e divertenti. Questo il cuore dello spettacolo “E io lasso ‘a casa mia”, portato in scena al Mulino Pacifico dall’ Ensemble Heliopolis.
La partenza sui bastimenti è accompagnata dal segreto desiderio del ritorno, che difficilmente ci sarà. Per ricordare la bellezza della propria città, si scrivono diverse melodie. I musicisti ripercorrono col giusto afflato, quasi con tenerezza, le vicende dei protagonisti. L’atmosfera è resa poetica dalle immagini in bianco e nero, che fanno da sfondo. Porti affollati, gente con povere valigie, navi pronte a salpare, mani che salutano con fazzoletti bianchi. Dall’America pensano al mare di Posillipo e al cielo di Napoli.
Il concerto porta alla luce testi poco noti, frutto di un'accurata ricerca, intrecciandoli con altri più famosi. La “navigazione” è coinvolgente, perché fa rivivere con intensità e scioltezza i momenti di sofferenza e di speranza degli emigranti napoletani. La band è composta da Gennaro Del Piano, ideatore dello spettacolo, canto e voce recitante, Valentina Clemente, canto e voce recitante, da Francesco Natale, chitarra e banjo, Sergio Prozzo, mandola e mandolino, Peppe Timbro al contrabbasso.
Le canzoni parlano di lettere, di “pane e fatica”, di tristezza, di famiglie scombussolate. Suggestiva l’interpretazione di “’A cartulina e Napule”, portata al successo in America da Gilda Mignonette e scritta nel 1927 da Pasquale Buongiovanni e Giuseppe De Luca, emigrati a New York. Ma i napoletani sanno ridere anche nelle situazioni più disperate. Nascono così brani spassosi su coloro che si sono “americanizzati” e parlano il "broccolino", la lingua degli italoamericani di Brooklyn.
La cantante sfoggia la sua bravura quando racconta la storia di Mariannina, che viene invitata a parlare “comme t’ha fatto mammeta”. Arriva la parodia di “Santa Lucia Luntana”, con un frizzante Del Piano, che indossa paglietta e papillon. Il folto pubblico apprezza con ripetuti applausi. “Volevamo porre l’accento sulle migrazioni di oggi -conclude Del Piano- tante persone soffrono per aver lasciato la propria casa. Ma c'è qualcuno al governo, in America, la maggiore democrazia del mondo, che ritiene i migranti “sacchi di spazzatura”. Una cosa molto triste e dolorosa. Guardiamo il problema con occhi diversi”.

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