Che fatica. Ma che bello! Scrive Simone Razzano sulla sua pagina facebook, sintetizzando in poche parole l’orgoglio e l’emozione per aver partecipato alla prima sistemazione del bene confiscato alla criminalità organizzata, l’ex cementificio Ciotta di contrada Olivola a Benevento. Con tanti altri giovani ha raccolto l’appello dell’associazione “Libera”, che ha pensato di organizzare due giornate di lavoro per ripulire quella struttura, restituita allo Stato, avviare presto il suo riutilizzo, sporcandosi le mani per il “bene” del territorio. Il suo esempio è salutato da tanti messaggi di incoraggiamento. “Che belle queste immagini -fa notare Rosita Galdiero- riaccendono il faro della giustizia e della legalità”. “Forza! Siamo con voi! –aggiunge Antonio Follo- siete la nostra speranza, il nostro futuro”. “Bravi -dice Filippo Pagliarulo- che bella realtà!”.
“Porta con te dei guanti, perché c’è da lavorare”. C’era scritto sull’invito. Ma i partecipanti non si sono scoraggiati. Nel secondo giorno il sole non ha fermato il desiderio di esserci. Di buon mattino sono arrivati dalla città e dalla provincia. Una folta pattuglia formata da quelli di Libera, dell’Agesci, dell’Azione Cattolica di Cervinara, del Codisan di Sant’Arcangelo Trimonte, di altre associazioni universitarie, il segretario della Cgil, si è rimboccata le maniche, per ripulire il luogo assediato dalle erbacce, costruire panche di legno, ridipingere il cancello d’ingresso arrugginito, tracciare un cammino. Qualche anno fa gli studenti del Liceo “Guacci” di Benevento, dove c’è un presidio di Libera, fecero un video nel quale immaginavano in quel luogo un punto di incontro, con teatro, palestra e dieci alberi dedicati alle vittime della mafia.
“Abbiamo iniziato a fare la nostra parte -rileva Michele Martino referente di Libera- come società civile. Abbiamo voluto dare un segnale di vivacità, per dire ancora una volta a Ciotta: “quel bene non è tuo, è della società, hai perso”. Per l’ex cementificio si ipotizza che possa essere “La Casa delle Associazioni”. Ma ragioneremo insieme ad altri per stabilire il suo futuro, ascoltando tutte le voci. Anche perché richiede un grosso impegno finanziario e una capacità di intercettare fondi. Non è un bene facile da riconvertire e far rinascere. Ci vuole il concorso istituzionale e anche privato. Però si deve innescare innanzitutto un forte desiderio perché diventi un fiore all’occhiello, un simbolo dell’antimafia sociale nel Sannio”.
Dalla Valle Caudina sono arrivate cinque ragazze dell’Azione Cattolica di Cervinara. “Collaboriamo già da tempo con Libera -afferma Serena Picca- con questa iniziativa abbiamo cercato di riqualificare la zona, per darle un po’ di dignità. Il momento più emozionante è stato quando abbiamo innalzato il cartello, costruito da noi, con la scritta “Bene confiscato alla criminalità organizzata”. Abbiamo ripulito soprattutto la parte esterna. Perché per la sistemazione interna servono fondi comunali. C’era, infatti, l’assessore Raffaele Romano. E’ stata una bella esperienza, che ci ha dato la possibilità di fare concretamente il nostro dovere civico. Al mio paese, con don Renato Trapani, non ci occupiamo solo di tematiche religiose”.
Con Serena, hanno portato il loro contributo alle giornate di lavoro, anche Teresa Buonino, Maria Casale, Miriam Saccone e Maddalena Magnotta. “Pensiamo di organizzare un altro momento come questo- conclude Martino- a settembre faremo il Festival dell’Impegno Civile in un paese della provincia. I beni confiscati si trovano a Castelvenere, Dugenta, Telese Terme, Calvi, San Giorgio del Sannio, Foglianise e a Melizzano, dove il fabbricato sottratto ai clan è diventato un’eccellenza di tutta la Campania, utilizzato per il riciclo dei rifiuti Raee con l’assemblaggio di componenti elettronici in disuso. Il risultato più importante di questa esperienza è quello di aver coinvolto i giovani, seminando nelle loro coscienze ideali di legalità”.
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