 Frecciate, strali, stoccate a raffica. Gli Oblivion non salvano nessuno. Il loro show, dissacrante e irriverente, che è approdato nel Teatro Comunale di Benevento, per la stagione artistica dell’Accademia di Santa Sofia, non ha deluso le attese. Hanno dato vita alla perfezione alla “Guida contromano alla contemporaneità”, con un mix di esilaranti parodie di artisti, scienziati e poeti, da Galilei a Meucci, da Ungaretti a D’Annunzio, da Puccini a Manzoni, accompagnati dal ritmo de “L’Ombelico del Mondo” di Jovanotti.
Lo spettacolo si snoda tra galattici salti temporali, tra teatro, musica e satira, senza risparmiare personaggi della storia, come Palmiro Togliatti e Mussolini, mescolando il Cuscus col Pcus, la Pravda con Prada. Il gruppo, composto da Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli, sforna una girandola di rivisitazioni di canzoni, con “La Pioggia nel pineto”, cantata in chiave rap, con le svariate interpretazioni di “Brividi” di Blanco e Mahmood.
Dal passato al presente. Sferzanti le bordate sui nuovi lavori senza diritti. “Nella pericolosa giungla urbana -ironizzano- si aggira il Rider Deliverus, che appartiene alla specie dei “Lavorantis sfructatis in nomine lucrus”. A volte sono talmente caricati di roba, che suonano il campanello con la lingua. Portano anche la pizza al sushi e il gelato al kebab, perché sono comandati dal Caporalatus Rex, senza sosta, senza contratto, senza festività, anche a Ferragosto, giorno dell’Assunzione, ma non per loro”.
Prendono di mira il leone da tastiera, che "vive in completa solitudine, nascondendosi dietro uno schermo, un mammifero aggressivo, che offende e minaccia, ma se lo scopri, rientra nella Specie Codarda, si trasforma in un gattino”. Lo stile degli Oblivion è politicamente scorretto. A volte anche troppo. Come quando infilano “Bella Ciao” nei “Promessi Sposi, che riscrivono come i “Promessi Conviventi” e intrecciano coi personaggi di Gomorra. E i due protagonisti diventano Renzo Secondiglino e Scampia Mondella.
La parte più spumeggiante è sicuramente quella dedicata allo “stravolgimento” delle canzoni di Sanremo. Con Achille Lauro all’Autogrill e Marco Mengoni all’Ikea. Il percorso contromano coinvolge anche il capitalismo woke. “Questa cultura -osserva Riccardo Rasciniti, docente Unisannio- nata come protesta contro le ingiustizie sociali e per i diritti civili, è stata sfruttata dalle grandi imprese per maggiori guadagni. Dobbiamo impedire che le Big Company si sostituiscano alle democrazie”.
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