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Direttore Antonio Esposito

Il dramma di Cristo e della Madonna nella musica di Haydn - Con l'Orchestra di Santa Sofia come in una processione
 

dom 06-04-2025 19:42 n.584, a.e.

Il dramma di Cristo e della Madonna nella musica di Haydn

Con l'Orchestra di Santa Sofia come in una processione


Come una processione, accompagnata da pianti e preghiere, passano davanti ai nostri occhi “Le ultime sette parole di Cristo sulla croce” di Franz Joseph Haydn, suonate dall’Orchestra dell'Accademia di Santa Sofia nell’Auditorium di Sant’Agostino, per la Stagione Artistica promossa con il Conservatorio e l’Università del Sannio. L’atmosfera è assorta. “Siamo di fronte -spiega Filippo Zigante, curatore del testo- ad una delle pagine più alte della storia della musica. La religiosità di Haydn è profonda, ma senza retorica”.

La partenza è maestosa, delicata e calda. Accanto al dramma di Cristo si snoda quello della Madonna. Sullo sfondo del palcoscenico appare l’immagine del Crocifisso. La voce recitante di Mariarosaria Passante scandisce con intensità il dolore della madre di fronte al figlio. “Non ho più lacrime -esclama- i miei occhi sono asciutti e brucianti ”. Ai lati di Gesù ci sono i due malfattori che lo invitano a salvare se stesso. La musica diventa sempre più incalzante, creando una sorta di disperazione corale.

Le tappe della sofferenza di Cristo sulla croce sono sottolineate da sonate dure e taglienti. L’orchestra dell’Accademia si muove come un fiume travolgente, coi primi violini Riccardo Zamuner, Maria Teresa De Sanio, Teresa Giordano, coi secondi violini Maria Saveria Mastromatteo, Emanuele Procaccini, Niccolò Laisio, con le viole Francesco Solombrino e Martina Iacò, coi violoncelli Francesco Mastromatteo e Sancho Juan Gonzalez Almendral, con Giuanluigi Pennino al contrabbasso.

Quando arriva il momento del “Tutto è compiuto”, lo sgomento abbraccia il cielo e la terra. Il velo del tempo crolla da cima a fondo. Si sprigiona un terremoto vorticoso. Le rocce si spaccano. Ma c’è la speranza di un tempo nuovo. Anche per la Via Appia, che tra la polvere e la storia, attende la sua valorizzazione, dopo il riconoscimento Unesco. “Questa strada -dice Celestino Grifa, docente Unisannio- costruita nel 312 a.C., fu strategica per Benevento, portò ricchezza e fu una rivoluzione per i materiali usati”.



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