Il cantante ha voluto comunicare subito la gioia e l’emozione di ritornare a ricalcare un palcoscenico. “Finalmente vi posso guardare -ha esordito Massimo Ranieri- non potete immaginare quanto sia bello rivedere la gente, risentire applausi e risate, riavere la possibilità di cantare e gioire, dopo aver trascorso un lungo tempo attanagliati dalla paura. Con i giovani chiusi in casa senza più vedere un futuro, con gli anziani che non hanno potuto più abbracciare un figlio o un nipote. Con tante persone che purtroppo non ce l’hanno fatta. Ora quella piccola luce intravista da lontano è diventata più concreta. Si chiama vaccino e siamo di nuovi qui. Io mi sono vaccinato. Faccio mia la frase meravigliosa di Papa Francesco: “Vaccinarsi è un atto d’amore verso gli altri”. Ringrazio i ricercatori e gli operatori sanitari per il loro grande impegno”.
Il concerto di Massimo Ranieri, svoltosi nell’ambito di “Benevento Città Spettacolo”, ha inondato di emozioni Piazza Risorgimento, risvegliando tanti ricordi nel foltissimo pubblico, composto in gran parte da non più giovanissimi, ma destando anche tanta ammirazione nei ragazzi, incuriositi ed affascinati dall’energia di un mattatore della scena musicale italiana. La prima canzone in scaletta è stata “Vent’anni”, quasi per raccontare i suoi primi passi, quando ancora il futuro era tutto da scrivere. Quando il padre gli raccomandò di farsi dare un po’ di pasta dalla Barilla, con la quale Ranieri aveva firmato un contratto milionario. Quando la sua famiglia al Pallonetto era numerosa e viveva nella povertà.
Poi un tuffo nella macchietta napoletana con “Quagliarulo se ne va” e l’intenso viaggio nei suoi più noti successi da “Se bruciasse la città” a “Rose Rosse”, intervallato da aneddoti, barzellette, sketch, poesie e confessioni. “Quando si va a Sanremo -ha ricordato- si provano sempre ansia ed emozione. Eppure sono cinquant’anni che faccio questo mestiere. Devo ammettere che lì si va nel pallone. La grande svolta arrivò nel 1988 con “Perdere l’amore”, dopo un periodo buio, perché avevo deciso di non cantare più e di dedicarmi al teatro. L’anno scorso ho lanciato “Mia ragione”, che non abbiamo potuto promuovere”.
La gente ha cantato insieme a lui i ritornelli più celebri. Le vecchine terribili, di cui aveva parlato il direttore artistico Renato Giordano non si sono viste, si sono calmate. Ma la signora Luisa di Benevento non ha potuto trattenere la sua euforia genuina e si è avvicinata sotto il palco con un semplice cartellone scritto col pennarello per omaggiare il cantante. “A mia nipote dono le tue rose rosse non ancora appassite”. Massimo Ranieri gentilmente ha accettato il graditissimo pensiero, tra gli applausi scroscianti del pubblico.
La conclusione è stata colorita dall’ironia di “Pigliate ‘na pastiglia” e dal romanticismo di “Anema e core”. Alla fine a Massimo Ranieri è stato consegnato il “Premio Ugo Gregoretti” dai figli del fondatore di “Benevento Città Spettacolo”, scomparso da alcuni anni. Nella motivazione c’è scritto tra l’altro così: “A Massimo Ranieri, istrionico e poliedrico artista per la lunga carriera tra musica, teatro, cinema e televisione, per la sua capacità più unica che rara di portare l’arte in ogni fibra del suo corpo e il cuore sulle travi di ogni palcoscenico calcato”.
L’artista, a sua volta, si è mostrato rammaricato di aver conosciuto poco Gregoretti, ricordando l’importanza della rassegna beneventana e quando fu invitato a venire a Benevento da Maurizio Costanzo come attore. A questo punto Giordano lo ha interrotto: “Ma questa è Città Spettacolo”. Il premio è una scultura in bronzo di Mimmo Paladino col famoso cavallo, simbolo dell’Hortus Conclusus. Il cantante ha sottolineato come Gregoretti fosse una “pietra miliare” della nostra cultura, che ci ha dato e lasciato tanto.
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