Attualità     Politica     Cultura    Reportage     Opinioni    Chi siamo    Contatti    Credits     

Direttore Antonio Esposito

Spente le luci, quale futuro per "Benevento Cittą Spettacolo"? - Le voci critiche: "Diamo pił spazio al teatro. Puntiamo sull'originalitą"
 

mer 01-09-2021 19:06 n.75, di Antonio Esposito

Spente le luci, quale futuro per "Benevento Cittą Spettacolo"?

Le voci critiche: "Diamo pił spazio al teatro. Puntiamo sull'originalitą"


Calato il sipario e spente le luci di “Benevento Città Spettacolo”, già si parla di bilanci e di prospettive. Piovono tanti commenti. I grandi concerti con i cantanti famosi hanno giocato il ruolo scontato di facili “attrattori” delle masse. Tra questi le novità forti sono stati Mahmood e Levante, per l’energia e la fisicità, la connessione sentimentale con i giovani. Con Massimo Ranieri e Gianna Nannini molti hanno rivissuto momenti romantici. L’esibizione più coinvolgente è stata senza dubbio quella di Enzo Avitabile, per i ritmi e i suoni accattivanti, per il messaggio universale, “Meglio na tammurriata, ca’ na guerra”, scandito più volte contro tutti i conflitti del mondo ed un pensiero alle vittime afghane.

Il direttore artistico Renato Giordano ha tirato le prime somme nell’ultima conferenza stampa davanti ad un bar del corso. Qualcuno ha rilevato che alcuni esercenti non avrebbero pienamente collaborato. I cornetti all’alba, ad esempio, potevano essere forniti da chi sta di fronte al Teatro Romano, ma ci si è dovuti rivolgere invece a “Pesce ‘ zucchero” di Via Annunziata. “Si è registrata solo qualche divergenza -ha detto Giordano- ma quasi tutta la città ha partecipato e dato una mano. Mi comporto come il buon padre di famiglia. Faccio solo questo. Sono un artigiano. Quando c’è “Città Spettacolo” dobbiamo essere tutti uniti, come ci sentiamo quando gioca la Nazionale di calcio”.

Qualche altro, come il direttore di Gazzetta di Benevento, Alfredo Pietronigro, ha intravisto  dei brutti segnali in alcuni atteggiamenti di scarsa collaborazione. “La città si deve ancora appropriare della rassegna -ha rilevato il giornalista- la deve difendere e impegnarsi per migliorarla. Se questo non accade, vuol dire che in 42 anni non abbiamo costruito nulla. Ricordo il primo Gregoretti, disse cose “terribili” sull’accoglienza e noi giornalisti ce lo “mangiammo” per difendere la città. Negli anni mi sono ricreduto, ho ritirato quella critica, perché  il regista aveva  ragione al cento per cento”.

Il costo dell’edizione appena conclusa si aggira intorno ai 500, 600 mila euro. Altre entrate, circa 100 mila euro, sarebbero arrivate dalla vendita dei biglietti. “Ci vorrebbero molti più soldi -ha sottolineato Giordano –per l’esclusiva. Se Ranieri e Nannini li ho intercettato nel loro tour in Campania,  Mahmood e Levante, invece, hanno cantato solo a Benevento e in nessun altro paese della regione. Dovremmo cercare di avere questo tipo di eventi unici in futuro, ma le esclusive e le prime nazionali dipendono dal budget”.

L’obiettivo di riempire le piazze con la musica leggera è riuscito, ma tante piccole realtà sono state messe in ombra,  perché poco pubblicizzate e spesso collocate in concomitanza con momenti più rilevanti. Il teatro, perno dell’originaria rassegna, è stato soltanto un contorno. Alcuni spettacoli tenutisi all’Hortus Conclusus sono stati seguiti da una ventina di persone. Lo stesso show di Gino Rivieccio al Teatro Romano non ha registrato l’ affluenza che meritava il personaggio. Un riscontro accettabile si è visto solo con la locale compagnia Red Roger e l’attore beneventano Peppe Fonzo, istrionico interprete della piece “Maloviento”.

Il carattere nazionalpopolare è apparso più accentuato, forse anche per le elezioni comunali alle porte. Lo stesso coinvolgimento di tante band locali ed associazioni è stato superiore agli altri anni. “Avremmo voluto un po’ più di allegria -ci dice la signora che incontriamo nell’edicola di Via Napoli- aspettiamo da tempo una bella commedia teatrale, come si facevano una volta”. Non si può tornare indietro. Perché i tempi sono cambiati. Ma occorre una diversa impostazione, che rilanci e rinnovi l’identità di Città Spettacolo, rivedendo il ruolo della Fondazione, dando al teatro la giusta dignità. Spetta al direttore trovare strade nuove.

Nella rassegna, denominata “Renascenda”, non si è visto alcun attore di vaglia  o di spessore nazionale, come invece era accaduto nelle precedenti edizioni giordaniane, con la presenza di Moni Ovadia, Mariano Rigillo, Gabriele Lavia e Nello Mascia. “Quest’anno -fa notare Maria Ricca sulla sua pagina facebook- al teatro d’autore e di ricerca è stato veramente concesso poco spazio. La rassegna non è più laboratorio e fucina di progetti, con la volontà precisa di trasformarla da festival a kermesse per venire incontro a tutti i gusti”. “Questa direzione artistica -aggiunge Vittorio Severini - non ha nulla di Città Spettacolo. Dovrebbero avere la decenza di cambiare nome e di proporre l’iniziativa come una qualsiasi festa di intrattenimento”.

Gli incontri con gli scrittori ed i virologi hanno suscitato sicuramente molto interesse per la loro valenza culturale e scientifica, in tempi di pandemia. Ma sono eventi che si possono organizzare anche in altri momenti dell’anno. Lodevole l’allestimento de “Il Noce di Benevento”, che, in forma non integrale, era stato già rappresentato a Jesi nel 2018. “Riempire le piazze e creare una “macedonia”- osserva Nazzareno Orlando su facebook- non è assecondare una “vocazione plurale”, ma mischiare tutto ciò che in quel momento è rintracciabile sul mercato. Questa non è più Città Spettacolo, mentre Sanremo è sempre Sanremo. Da domani tutto tornerà nell’ombra. La rassegna era nata per accendere i riflettori sulla città”.

Categ Cultura, letto 499 volte
 

 
  Apri WhatsApp   Apri Tweeter