Il padre si chiamava Modesto. Il suo primo lavoro fu l’agente di custodia, ma fu mandato lontano. Allora si dimise e tornò a Benevento, dove fu assunto come fattorino spezza biglietti degli autobus urbani gestiti allora dalla ditta Zoppoli. Passò poi all’Aeronautica Sannita come impiegato, ma morì troppo giovane nel novembre del 1942, cinque anni dopo la nascita di Antonio Pietrantonio, sesto di otto figli. Tempi di sacrifici, di guerra, di bombardamenti, di sfollamenti nei paesi vicini, ma anche di grandi speranze per il futuro.
Da una famiglia umile allo scranno di primo cittadino. Forse questo è l’aspetto più coinvolgente e suggestivo del libro-intervista, “Antonio Pietrantonio- Il sindaco dei record”, scritto da Mario Pedicini, per le edizioni Realtà Sannita”. Un ritratto ad ampio raggio, dalla vita alla politica, dall’amore per la madre alla sensibilità per la cultura, dall’impegno nella scuola alla passione per la canzone napoletana, dalla fervente fede religiosa ai “giorni amari del carcere”, fino alla drammatica e ironica lettera ai giudici dopo l’assoluzione. Un dossier che offre tanti spunti, anche inediti, su un periodo decisivo e complesso.
La storia di Pietrantonio viene raccontata dal suo approdo in consiglio comunale nel 1970.Diventa sindaco di Benevento il 26 febbraio 1982, perché i capi delle varie correnti democristiane avevano trovato altre sistemazioni, chi in parlamento, chi alla regione. “Pietrantonio voleva fare il sindaco -ha rilevato Giancristiano Desiderio- e glielo hanno lasciato fare. Quando gli propongono di candidarsi al Senato, rifiuta perché “ha a cuore Benevento”. Con lui la città si sprovincializza. L’inchiesta giudiziaria si rivela un bluff”.
Il decennio Pietrantonio,1982-1992,disegna un nuovo volto per la città. Arrivano, tra l’altro, l’Università, il Conservatorio, la Scuola Allievi Carabinieri, l’Hortus Conclusus, il consolidamento di “Benevento Città Spettacolo”. Alcune opere restano incompiute, come le Tra Gallerie, altre iniziative solo promesse come le industrie del “Pool Duemila”. Il sindaco, insomma, dimostra di avere una visione. “Mi sono lasciato trascinare dai ricordi -ha spiegato Pietrantonio- la mia bussola è stata quella di non seguire i miei predecessori con elenchi di cose impossibili, ma puntando sempre su progetti realizzabili”.
Il fervore che si respira in quegli anni si tocca con mano. A cominciare dallo sviluppo di “Benevento Città Spettacolo”. “Abbiamo voluto raccontare cos’era davvero la rassegna -scrive Pedicini- dopo lo scadimento e il tradimento ultimo con le canzonette”. Per capire il livello degli spettacoli, basti pensare che venivano per l’occasione attori e registi come Regina Bianchi, Gigi Proietti, Franca Valeri, Walter Chiari, Adriana Asti, Valeria Moriconi, Mariano Rigillo, Gabriele Lavia, Giuseppe Patroni Griffi, Manlio Santanelli, Annibale Ruccello, Roberto De Simone, Luca De Fusco, Mario Martone, Isa Danieli, Carlo Giuffrè.
L’ex sindaco ha oggi 84 anni e ricorda con grande emozione tutti gli incontri con i personaggi dello spettacolo. Tra questi anche un gustoso aneddoto, collegato ad una serata conviviale con Sergio Bruni. Il maestro era abituato a cantare poggiando il piede su uno sgabellino, che nella casa di Pietrantonio non c’era. Per creare il giusto ambiente furono spostati divani e sedie. Un accompagnatore del cantante pensò allora di utilizzare tre grossi volumi, che aveva adocchiato in uno scaffale. Così Bruni cantò poggiando il piede sui libri di Nicola Abbagnano, e fu dimostrato "che la filosofia non è solo astratta elaborazione di pensiero ma anche concretezza”.
La presentazione del libro, svoltasi al “Centro La Pace”, è stata introdotta da Maria Gabriella Fuccio, che ha ricordato commossa il padre Giovanni, fondatore di “Realtà Sannita” e dell’ omonima casa editrice, scomparso tre mesi fa. “A lui -ha proposto Pietrantonio- dobbiamo dedicare il prossimo libro, perché ha dato tanto alla cultura beneventana con la pubblicazione di oltre cento volumi sulla storia locale”. Per Mario Pedicini, il sindaco della “città cultura” ha battuto il record della permanenza nella carica, resistendo per più di quattromila giorni, in tempi di grandi manovre e sgambetti tra le fazioni democristiane.
Un capitolo è dedicato anche alla vicenda giudiziaria, che si dipanò nel clima arroventato dell’operazione Mani Pulite. L’inchiesta era nata da un’interrogazione comunale presentata dai consiglieri Pasquale Viespoli e Albero Simeone. Da qui la Procura prese le mosse. “Io non sono mai stato interrogato -racconta Pietrantonio- dal Pm che mi ha mandato in galera. Ho fatto una quindicina di processi senza ricevere mai un avviso di garanzia. Sono stato scarcerato dopo tredici giorni, ma sono rimasto agli arresti domiciliari. Il processo si è tenuto nel novembre 1998.La cassazione poi dirà che non c’era uno straccio di prova per le accuse. Cadde così l’ipotesi di una “generale corruzione”.
Dopo l’assoluzione, arrivata nel 2002, più di nove anni dopo l’arresto, l’ex sindaco scrisse una lettera ai magistrati e ai Pm di Benevento. “Auguro ad ognuno di Voi e ai Vostri cari -così conclude la missiva- ove mai doveste incorrere in questioni giudiziarie di trovare sul proprio cammino magistrati come Voi”. Quei giorni furono segnati dalla solitudine. “Quando finisti nel tritacarne – gli chiede Pedicini- De Mita si fece vivo? “Non ho ricevuto da lui -risponde Pietrantonio- né una visita, né una telefonata”.
Alla presentazione del libro, che è sembrata una rimpatriata degli ex Dc, al punto che Desiderio vi ha visto “uno spicchio da curva sud”, ha partecipato anche Ortensio Zecchio, che ha riscontrato l’intreccio tra la vicenda locale ed i fatti nazionali, soprattutto in riferimento all’assassinio di Raffaele Delcogliano, avvenuto il 27 aprile 1982, ha sottolineato come la rassegna di “Benevento Città Spettacolo” avesse rotto gli stereotipi sul sud ed ha anche ripercorso le tappe della nascita dell’Università del Sannio. “Per la pazienza dimostrata -ha detto l’ex ministro- l’inchiesta su Pietrantonio la paragonerei a quella su Andreotti”.
Nel corposo volume, che si avvale della prefazione di Nico De Vincentiis e della postfazione di Pasquale Maria Mainolfi, Pietrantonio spiega come si arrivò a portare a Benevento tante cose importanti. “Mastella non aveva un controllo strettissimo della situazione -ha precisato- a lui interessavano i risultati, che poi ascriveva alla sua azione. Pensa all’Università, al Conservatorio”. Il sindaco attuale, portando il saluto, ha dichiarato sommessamente: “Io ho ereditato in parte, solo in parte il testimone di Pietrantonio”.
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